Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia sotto la dittatura fascista 1859, né di reclamare la città di Roma, e neppure una parte di essa. Nelle attuali condizioni sociali e politiche, 50 o 100 mila sudditi sarebbero fonte di debolezza piuttosto che. di forza per la Santa Sede. Come farebbero i miti governanti vaticani a mantenere l'ordine in Roma nel caso di una ri– voluzione? Un prelato vaticano mi raccontò una volta che, durante la grande guerra, un vescovo francese, in visita ad un cardinale romano, gli disse: "Speriamo che Dio restauri un giorno il potere temporale del papa." Il cardinale lo interruppe chiedendogli: "Ha mai pensato che cosa faremmo a Roma se i cocchieri si mettessero in sciopero? 112 Questi scrittori cattolici facevano rilevare che, dal momento che anche una nave o un'ambasciata sono considerate dal diritto internazionale quali territori nazionali, indipendenti da ogni altra sovranità, tranne quella del loro paese, la Santa Sede avrebbe potuto accontentarsi se la sovranità del papa fosse stata riconosciuta sopra il solo Vaticano. Il papa godeva già l'uso di quell'area. Su di essa il governo italiano non aveva mai esercitato la sua sovranità. Bastava trasformare lo stato di fatto in stato di diritto, facendo del Vaticano uno stato in miniatura, ufficialmente indipendente dalla sovranità italiana. Quando il governo italiano avesse riconosciuto la sovranità del papa sul Vaticano, il papa avrebbe riconosciuto come legittimo il regno d'Italia. La Santa Sede non condannò né sconfessò mai questi scrittori, ben– ché alcuni di essi fossero membri del clero. Era evidente che i loro scritti erano autorizzati. In Italia gli uomini politici di magg-ior buon senso erano favorevoli ali'accettazione di queste proposte, a condizione che la Santa Sede non reclamasse ulteriori concessioni. Soltanto i gruppi anticlericali intransigenti erano ostili ad ogni negoziato. Essi facevano notare che, dopo cinquant'anni di proteste infruttuose, la Santa Sede si limitava a chiedere al governo ita– liano di riconoscere la sovranità pontificia sul solo Vaticano. Lasciando tem– po al tempo, la Santa Sede avrebbe ridotto ancora di piu le sue pretese. Sarebbe stato sufficiente all'Italia riconoscere la sovranità del papa sulla sola punta del parafulmini che protegge la cupola di San Pietro. Ma neppure questa concessione era necessaria. La legge delle guarentigie aveva dimostrato il suo valore durante il mezzo secolo precedente. Non vi era motivo di modificarla. Non si può fare a meno di ricordare questi fatti quando si legge che Mussolini, nel suo discorso del 10 marzo 1929, si è attribuito pomposa– mente il merito di avere "sanato" il "grave dissidio, che dal '70 in poi tormentava la coscienza degli italiani," una "vera spina nel fianco della nazione. 113 Sessant'anni fa la questione romana poteva essere definita a buon diritto come una "spina nel fianco della nazione." Allora essa costituiva 2 Per la fonte cli questo aneddoto, si veda il diario di Salvemini, in Scritti sul fascismo, vol. II, cit., p. 215. [N.d.C.] 3 "Il popolo d'Italia," 12 marzo 1929: discorso all'" assemblea quinquennale del regime." [N.d.C.] 326 BibliotecaGino Bianco

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