Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl pC!"impedire che non si dilatino a danno comune L.. J. Dato ad ognuno piena baHa di parlare e di mandare a stampa_, non vi è cosa che possa rimanere intatta e inviolata [..J. [La libertà di culto] ha questo fondamento: esser libero ciascuno di professare la religione che gli piace, ed anco di non professarne alcuna L.. J. Lasciando all'uomo la facoltà di professare qualsiasi religione, gli si concede di poter impunemente dimenti– care o snaturare a sua posta un dovere fra tutti santissimo [..J: ciò che non è liber- tà [...], ma licenza e servaggio di un animo avvilito nella colpa L.J. _ Un giudizio non dissimile va fatto di quella che chiamano "libertà d'insegna– mento." Essendo fuor di dubbio che la sola verità debba informare le menti (...], è stretto dovere degl'insegnanti affrancare gli animi dall'erroré, e premunirli contro di esso mediante efficaci argomenti. Dal che apparisce essere al tutto contraria alla ragione·, e tale da pervertire totalmente le intelligenze quella libertà di cui parliamo, la quale si arroga una sconfinata licenza d'insegnar ciò che le piace; licenza che ai cittadini il pubblico potere non può accordare senza fallirè ai suoi doveri L.. J. Iddio stesso volle che nella fede come nella morale fosse del magistero divino partecipe la Chiesa, preser– vandola dall'errore mercé il dono dell'infallibilità; la quale perciò è suprema e sicu– rissima maestra degli uomini L..J. Non meno celebrata delle altre è la "libertà" cosf detta di "coscienza": la quale, se prendasi in questo senso, che ognuno sia libero di onorare Dio o di non onorarlo, dagli argomenti recati di sopra è confutata abbastanza L..J. 18 Definiti cosf chiaramente i limiti delle libertà politiche, era facile ri– solvere il problema delle istituzioni parlamentari. "Il vizio delle libertà mo– derne consiste in questa concezione antisociale e anticristiana della sovra– nità popolare. Ben differenti erano le franchigie, di cui si trovano esempi nelle costituzioni dell'antichità e del medioevo. Esse non erano che un sag– gio temperamento apportato, su qualche punto, all'arbitrio personale del principe: una carta di questo genere sarebbe ancora ciò che converrebbe di piu alle società attuali." Inutile, dunque, preoccuparsi del modo come fun– zionerebbero nel nuovo Stato della Chiesa le istituzioni parlamentari. Tutti sapevano ormai che "il parlamentarismo aveva fatto il suo tempo": "un Papa che volesse introdurlo, sarebbe certo di non sollevare l'opposizione e il biasimo del suo stesso popolo? " 19 Purtroppo non è possibile applicare ovunque, in tutta la loro purità, i sani prindpi. La natura umana è assai imperfetta. Troppo spesso essa re– spinge la medicina salutare che la Chiesa amorosamente le offre. Ma i teo– logi, i moralisti e i canonisti hanno scoperto una assai utile distinzione fra la "tesi" e l'" antitesi." La tesi è il diritto, l'ideale, il desiderabile; l'anti– tesi è il fatto, il reale, il possibile. La tesi su un dato soggetto è una sola, perché una sola è la verità, uno solo è il bene. Ma su quello stesso soggetto le antitesi possono essere infinite, perché infiniti sono i compromessi che la natura umana, debole, incoerente, capricciosa, escogita fra la verità e l'errore, fra il bene e il male. La Chiesa afferma con intransigenza la tesi; ma dove non può fare accettare integralmente ai governi e ai popoli il pro– prio insegnamento, essa si adatta al male minore. In attesa che una rifor– ma delle idee, dei costumi e delle leggi assicuri la libertà solamente al be- 18 Enciclica Libertas: Ibid., pp. 99-100, 98, 100-101, 102. [N.d.C.] 19 La verité sur la question romaine, cit., pp. 129 sgg.; Ch. T'SERCLAES, Léon XIII et son pontificat, cit., vol. II, p. 202. 312 BìbliotecàGino Bianco

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