Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl dall'anarchia; la municipalità romana sarebbe diventata una potenza politi– ca; il papa avrebbe trattato con essa: \ I Egli potrebbe lasciare a questa municipalità eletta il governo municipale o la polizia della città, pe~cependovi nondimeno talune imposte, ottenere la restituzione di taluni poteri e ritrovare cosf, in parte, la libertà di condotta e di azione di cui si la– mentava di essere privato. 13 Ristabilite in Italia le antiche divisioni regionali, i diversi stati loca~i avrebbero potuto associarsi in una repubblica federale "saggia e conserva– trice," con la quale lo stato governato dal papa avrebbe mantenuto rela– zioni di buon vicinato. 14 Quanto allo Stato della Chiesa, un modello per la sua costituzione in– terna poteva essere ritrovato nei tempi felici anteriori alle conquiste napo– leoniche (1795-1808). Allora l'accentramento amministrativo era ignoto. Le singole città godevano di considerevoli immunità, che facevano di esse altrettante repubbliche semindipendenti. Vi erano anche città e castelli go– vernati da signori laici, i quali erano feudatari della Santa Sede: per esem– pio, il principe Aldobrandini "esercitava alle porte di Roma una specie di sovranità, che gli consentiva di arruolare soldati": Nell'adattamento di quest'ordine di cose alle necessità moderne, si troverà forse un giorno il mezzo di ristabilire senza scosse il pontificato nei suoi diritti alla sovra– nità temporale. 15 ( Queste aspettative di Leone XIII e dei cattolici intransigenti facevano la disperazione di parecchi cattolici, che si potrebbero chiamare cattolici nazionali. 16 Questi erano rigorosamente conservatori. Preconizzavano l'allean– za fra i cattolici e i conservatori nazionali per rendere possibile in Italia una politica di resistenza piu efficace contro la spinta democratica. Essi si sfor– zavano di persuadere Leone XIII) che in Italia era necessario fare un'opera di conservazione preventiva, che impedisse una crisi rivoluzionaria, e non aspettare che avvenisse una rivoluzione politica nell'illusione di potere inter– venire in un secondo tempo per impedire la rivoluzione sociale. Da una re– pubblica italiana la Santa Sede non avrebbe mai potuto ottenere piu di quanto non potesse ottenere sotto il regime monarchico. Era necessaria una coalizione delle forze cattoliche con le forze nazionali conservatrici per im– pedire i progressi della democrazia e del socialismo e salvare nello stesso tempo la casa di Savoia e la Santa Sede dal disastro di una rivoluzione. 13 H. JoLY, La Rome d'auiourd'hui, cit., p. 96. Joly era collaboratore della rivista catto– lica francese "Le correspondant," membro dell'Istituto e autore di un libro su Le socialisme chrétien; ebbe nel 1894 in Roma interviste con molti personaggi autorevoli del mondo cattolico, compreso il papa. 14 L. TEXTE, Léon XIII et le Vatican, cit., p. 226. Texte aggiungeva che anche "le dina– stie, che avevano già regnato in Italia," avrebbero avuto qualcosa da sperare da questa repub– blica: essa avrebbe dovuto essere, insomma, qualcosa di simile alla Terza Repubblica francese, che Texte e i suoi amici consideravano come un regime provvisorio, destinato a preparare il ri– torno della monarchia. 310 15 La verité sur la question romaine, cit., pp. 129 sgg. 16 Ometto la nota, già edita a p. 127. [N.d.C.] Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=