Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Come Leone Xlii avrebbe risoluto la questione romana ( In attesa che il regime politico sorto in Italia dall'unificazione nazio– nale cadesse sotto i colpi dei partiti rivoluzionari, i cattolici dovevano ri– fiutarsi di partecipare alla vita politica e assicurare ai partiti di governo l'ap– poggio delle forze conservatrici che si raggruppavano intorno al clero. Quan– do gli assalti dei partiti rivoluzionari avessero raggiunto lo scopo e la mo- : .. narchia fosse stata abbattuta, solo allora i cattolici non sarebbero piu rima– sti con le armi al piede, si sarebbero fatti avanti come esercito di riserva per salvare l'Italia dalla rivoluzione social~, prendendo il posto dei partiti nazionali andati in malora insieme alla monarchia dei Savoia.} ( L'Osservatore romano del 5 giugno 1879 formulò questa tattica con le parole: "preparazione nell'as~ensione." 11 I gesuiti della Civiltà cattolica scri– vevano nel 1882: ) L'Italia liberalesca è sulla via del disfacimento. Il rovinoso principio della sovranità popolare, da lei invocato per avere le moltitudini cooperatrici alla sua formazione, va esplicando le sue conseguenze. Il popolo sovrano non intende di esser da meno di coloro, che non sono se non i suoi mandatart ed impiegati [...]. Un sovrano, che stenta e languisce nelle privazioni, mentre i suoi ufficiali nuotano nell'abbondanza I Ciò non può tollerarsi. Valendosi della sua sovranità, egli vuol riparare una tanta ingiustizia; e stabilire quegli ordinamenti civili e pclitici, che crede piu confacenti al suo benessere. L'Italia liberalesca non è in grado di difendersi contro un tale- discorso. Essa non può prevalere in diritto. Né può piu prevalere nel fatto; giacché la forza materiale le sarà strappata dalle mani. In tale distretta dovrebbero i cattolici accorrere per impedire lo sfacimento della mal congegnata baracca? Delirio! È ben che si sfasci sotto i colpi di coloro, che ella stessa ha armati di scure. [Il partito dei monarchici costituzionali] ha spcssessato il Papa ed ha cagionato alla Chiesa tutti i mali sotto cui essa geme, e piu ancora è dispcsto a cagionarne. Non si può fare alla Chiesa maggior disservigio, che aiutare come che sia un tal partito. Men male per la Chiesa sarebbe la vittoria del Socialismo. 12 ( I precedenti per accreditare siffatta attitudine non mancavano nel– la storia. d'Europa. In Francia, per esempio, le classi possidenti avevano cercato la loro salvezza nell'alleanza col clero e nella sottomissione dello Stato alla Chiesa, una prima volta dopo la rivoluzione del 1848, e una se– conda volta dopo la caduta del Secondo Impero. Allo stesso modo la bor– ghesia italiana, quando fosse giunta sull'orlo della rivoluzione sociale, sa– rebbe stata obbligata a ritornare pentita e contrita sotto la protezione del– la Chiesa.) Nell'eventualità di una rivoluzione repubblicana, il re avrebbe abban– donato Roma, ma il papa vi sarebbe rimasto; venuta meno ogni autorità centrale, le singole città o gruppi di città sarebbero stati portati ad abboz– zare governi locali con assemblee proprie, per uscire 1n qualche maniera potere temporale come dipendente dalla creazione di una repubblica in Italia: egli non dava per scontata la caduta della dinastia e non sperava che essa sarebbe cacciata dalla penisola da una tormenta rivoluzionaria": A. MuLLER, Les catholiques de la Triplice, nel "Correspondant," 23 ottobre 1903, p. 223. 11 Cfr. nota 2 a p. 139. [N.d.C.] . 12 "La civiltà cattolica," 1882, vol. IV, pp. 37, 91. [Nel ms. segue a questo punto, con la cappella: "Tredici anni dopo, nel maggio 1896, la Civiltà cattolica aspettava ancora che l'Ita– lia 'liberalesca' andasse in rovina," la lunga citazione di cui alla nota 1 a p. 139 (N.d.C.).] 309 B bliotecaGino Bianco

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