Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Come Leone Xlii avrebbe risoluto la questione romana territoriali, accettasse i fatti compiuti. Un pontefice -· dicevano i nazio– nali conservatori -, che non smetteva di chiedere quello che nessuno era in grado di dargli, ed egli non era in grado di prendersi, non avrebbe trovato infine piu nessuno che l'ascoltasse; 2 il conflitto avrebbe avuto fine solo all'indomani di una guerra, che fosse riuscita vittoriosa per l'Italia; occor- · ..reva quest'ultima prova; gli ecclesiastici non scendono a patti che coi forti; 3 intanto era bène che gli spiriti si abituassero alla coabitazione del papa e del re nella stessa città; la politica dell'attesa paziente era lenta, ma sicu– ra, era meno seducente, ma piu abile; le stesse proteste del papa presenta– vano qualche vantaggio: esse rendevano meno evidenti i rapporti di buon vicinato che andavano •creandosi fra il Vaticano e il governo italia– no; soddisfatti di quelle proteste, gli intransigenti dell'Itali~ e dell'estero ac– cettavano, senza. avvedersene, i fatti compiuti.4 Quel che soprattutto occor– reva era di non esasperare il conflitto fra la Santa Sede ed il governo ita– liano. Se il papa protestava, bisognava lasciarlo protestare liberamente: dava cosf a tutto il mondo la prova della sua libertà. Se un fronte unico catto– lico-conservatore-nazionale non era possibile helle elezioni per il Parlamento, i nazionali conservatori dovevano contentarsi di ottenere l'alleanza dei cat– tolici contro la democrazia nelle elezioni comunali. Cos1 si moltiplicava– no i contatti e le cointeressenze dei cattolici nel nuovo regime. Da cosa nasce cosa. I nazionali democratici non intendevano aspettare con rassegnazione che il tempo facesse la sua opera risanatrice. Eppoi il dissidio fra il Vati– cano e l'Italia era, secondo essi, inconciliabile: "il papato e l'unità d'I– talia erano termini contraddittori. 115 Il governo italiano, dunque, doveva trat– tare il Vaticano come nemico: non concedergli tregue e meno che mai ele– mosinarne il perdono. Alle rivendicazioni territoriali del papa, bisognava ri– spondere revocando la legge delle guarentigie, occupando il Vaticano e ri– ducendo il papa alla condizione di un qualunque privato cittadino: "Abo– lire le guarentigie, vuol dire sfondare le porte della fortezza, e una volta sfondate le porte si entra nella fortezza e si abolisce il papato. 116 Natural– mente, per abolire il papato, non bastava sfondare le porte del Vatica– no: bisognava sradicare dall'Italia la fede cattolica; solo il giorno in cui il cattolicismo fosse morto nello spirito del popolo italiano, il papa avrebbe perduto ogni forza. Dal capo della diocesi all'ultimo prete del piu oscuro comune - scriveva Fran– cesco Crispi -, cotesta setta copre l'Italia di una rete le cui fila sono nelle mani del Vaticano. I suoi affiliati penetrano nelle famiglie in mille modi e con mille arti, e raccol– gono somme ingenti in tutte le chiese e in tutte le cappelle, col pretesto delle elemosine. 2 R. BoNGHI, in "Nuova antologia," 1° settembre 1883. 3 R. DE CEsARE, Il conclave di Leone XIII, Città di Castello, Lapi, 1888, p. 588. 4 R. CAooRNA, La liberazione di Roma nell'anno '1870, cit., p. 326. s Ordine del giorno votato a Roma in un comizio anticlericale, il 7 agosto 1881. 6 Parole di Alberto Mario sul giornale "La lega della democrazia," citate da F. Mom– RET, Histoire générale de l'Eglise, cit., vol. IX, p. 27. 307 b oteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=