Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione tolici italiani a una maggiore docilità." Sta di fatto, comunque, che le "au– torità religiose" non solo rivendicano il magistero nelle materie dogmati– che, morali e "miste," ma si riservano il "potere indiretto" di stabilire esse stesse la "giusta libertà," la sfera di autonomia politica del cittadino cattolt"co. Come un "cane, che è tenuto al guinzaglio, è libero fin dove arriva il guinzaglio," cosf il partito popolare "rimaneva autonomo finché non faceva nulla che potesse dispiacere alle autorità religiose; ma il giorno in cui queste avessero dichiarato di non poter approvare la sua opera, esso si sarebbe trovato al bivio o di rinunziare all'autonomia obbedendo alle auto~ità religiose, o di rivendicare l'autonomia sfidando la condanna delle autorità religiose." L'implicita sconfessione del partito popolare fu "una pagina turpe nel pontificato di Pio Xl." Ma neppure don Sturzo, "con tutto il rispetto di cui la sua personalità intellettuale e morale" è degna, fece "tutto il suo dovere" quando in alto loco gli furono imposte o suggerite le dimissioni. Come capo di un partito, era tenuto a "far conoscere ai suoi· seguaci tutte le ragioni vere, per cui li abbandonava nel momento decisivo della batta– glia"; come sacerdote, pur essendo tenuto all~obbedienza, "aveva il diritto di esigere, prima di obbedire, che il papa uscisse dall'ombra, in cui codar– damente si nascondeva." Questo drammatico episodio "dimostra a qual punto di morti'ficazione la papolatria può ridurre anche gli uomini di piu alta intelligenza e di piu robusto carattere." L'obbligo di "obbedienza fi– liale" a un dittatore, il papa, rende difficilmente conciliabili cattolicesimo e democrazia. Gli" accordi lateranensi, che gli fugarono gli ultimi dubbi sulla collu– sione fra Vaticano e fascismo e lo spinsero a rimeditare la politica della Chiesa nell'ultimo secolo, furono dunque decisivi nell'evoluzione del pen– siero di Salvemini. Dal laicismo un po' distaccato del trentennio precedente, quando in ogni forma di anticlericalismo era propenso a vedere un "diver– sivo" antidemocratico e antipopolare, perché "sembrava che la Chiesa cat– tolica non contestasse piu il regime di libertà per tutti," egli si converti immedi'atamente a un laicismo piu impegnato, quello dei grandi intellet– tuali italiani, "pronti a diventare anticlericali non appena si sentano mi– nacciati nella loro libertà dalla dominazione del clero. 1160 "È solo dopo es– sere vissuto in paesi protestanti," scrisse a Ferrari nell'agosto 1930, "che io ho capito pienamente quale disastro morale sia per il nostro paese non il 'cattolicismo' astratto, che comprende 6666 forme di possibili cattolici., smi [ ...], ma quella forma di 'educazione morale,' che il clero cattolico italt"anodà al popolo itali'ano e che i papi vogli'ono sia sempre data al popolo italiano. È questa esperienza dei paesi protestanti che ha fatto di me non un anticlericale, ma un anticattolico: non darei mai il mio voto a leggi anticlericali ( cioè che limitassero i diritti politici del e/erg ççz/tqliç9 9 t1i~- (,O Cfr. p. 115 çli questo volUII}c;, XXXI BibliotecaGino Bianco

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