Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione Certo, se si resta alle dichiarazi'oni di principio, il dissidio appare ra– dicale e insanabile. Ma di' fronte alle "dottri'ne astratte" stavano uomini "concreti·," obbligati' a venire a contatto, giorno per giorno, nella vita pub– blica e nella pratica amministrativa. L'espediente che consentiva agli "av– versari concreti" di· coabitare e spesso collaborare, pur lasciando "intatte, invi'olabt'li e inconcilt'abili le dottrine astratte avversarie," era la "combi– nazione": una sorta di compromesso, di marca tipicamente italiana, "che non smentisce la dottrina e la formula, anzi sembra con/ ermarla," e in piu lascia a entrambe le parti la soddùf azi'one di poter vantare il "baratto" come una vittoria. Dal '60 in poi· la Chiesa e lo Stato, i cattolt'ci e i liberali coabitarono, in Italia, grazie a una serie di "infinite, piccole e grandi com– binazioni," escogitate ogni· volta "come un espediente transitorio da tol– lerarsi i'n attesa di una soluzione definiti'va." "Trovata la 'combinazione,' la pugna aveva termine," finché "il rumore di una nuova battaglia soprav– veni·va a far dimenti'care quella che era appena finita," e "un'altra 'com– binazi'one' si aggiungeva alla lista degli' espedienti transitori." Questi "si moltiplicarono in ragione geometrica, via vi·a che passavano gli anni": se il pontificato di Leone XIII fu un periodo di "pace i'n tempo di guerra," quello di Pio X aprt una fase di "buon vicinato" fra cattolici e liberali e di "agoni·a della questi'one romana." Dopo la guerra mondiale quest' ulti– ma era "non solo morta, ma addirittura sepolta." Su questa ricostruzi'one storica si innesta, negli ulti'mi capitoli del libro, la polemi·ca contro Mussolt'ni e Pio Xl. "La questione romana, che era morta e putrefatta nel 1921, rùornò a diventare una cosa viva dal 1922 i'n poi·, perché Mussolt'ni aveva bisogno che il Vaticano gli consentisse di dùtruggere le istituzioni libere italiane, e dové pagare quella complicità." Una complicità non del tutto fortuita: anche i cardinali che nel febbraio 1922 elessero Pio XI "sapevano benissimo quel che facevano": volevano "un papa che rafforzasse gli' elementi conservatori nella Chiesa e nella so– cietà," e negozi·asse l'abrogazione della nominatività dei titoli e il salva– taggi·o del Banco di Roma per portare ristoro alle difficoltà finanziarie della Santa Sede. La breve parabola del partito popolare, rimasto soffocato con l'intera democrazi·a ùalt'ana nelle maglie di questa formidabile coalizione, è in– sieme patetica e ammonitrice. Nei· suoi migliori esponenti, esso era la "rei·ncarnazione della vecchi'a democrazia cristiana," anzi una "democra– zia cristiana di.ventata adulta," che "dava all'idea di libertà polùica un ri– lievo" tale, da meritargli' "le simpatie e l'adesione di qualunque liberale, anche se acattolico." Ma la Chiesa non ha mai ammesso ufficialmente la "lt'bertà del male," e qui'ndi su ogni partito cattolico autorizzato o tolle– rato dalle autorità ecclesi·astt'chegrava un "equivoco" di fondo, che nel nostro paese è ingigantito dalla piu stretta obbedienza che il Vati'cano ha sempre preteso dai cattolici italiani·. "È difficile decidere se questa mag– giore pressione sia stata resa possibi'le i·n Italia da una maggiore docilità dei cattoltà italt'ani, o se invece la pressione maggi'ore abbia educato i cat- xxx BibliotecaGinoBianco

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