Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Le dimissioni di don Sturzo 8 giugno, discorso al Senato: 11 È bene che si sappia che a difendere la Nazione, a difendere quella speciale forma di reggimento palitico che si chiama fascismo, vi è una potentissima armata di volontari. 11 17 giugno, discorso a Cremona: ."Occorrerà che nessuno abusi del nostro spirito generoso, perché altrimenti interverrebbe la forza [...]. Io chiamerei le camicie nere, molte delle quali mordono il freno e sono impazienti L.J. Se fosse necessario incomin– ciare ancora, incominceremo. 11 19 giugno, discorso a Firenze: "Non faremo piu l'onore di considerare come ne– mici certi cadaveri della politica italiana, che s'illudono di vivere ancora, semplicemente perché abusano della nostra generosità. Ditemi, dunque, o Camicie Nere di Toscana e di Firenze, se è necessario di ricominciare, ricominceremo.,,., Se il primo ministro parlava in questo modo, è agevole immaginare il tono dei leaders in sottordine e dei giornali. Per esempio, il giornale Impero, che spesso pubblicava scritti senza firma di Mussolini, scriveva nel numero del 29 giugno 1923: Il giorno che la Camera si schierasse contro il Duce, la milizia farà il suo bivacco nell'aula. Trecentomila moschetti dormono al fianco delle camicie nere. Dato il segnale, scatteranno in un lampo. Giustizia sarà fatta ed il popolo, entusiasta, plaudirà. In questa lotta fra Mussolini e don Sturzo nessun dogma religioso, nessun principio morale, nessun problema di disciplina ecclesiastica era in discussione: si trattava di essere pro o contro il metodo della rappresentan– za proporzionale nelle elezioni politiche. Se c'era materia in cui il papa non aveva il piu lontano diritto d'intervenire, era questa. E bisogna rendere a Pio XI la giustizia di riconoscere che egli si astenne coscienziosamente dall'intervenire. Intervennero altri in sua vece. Il 19 giugno, in Firenze, lo stesso giorno in cui Mussolini domandava alle camicie nere della Toscana "se è necessario di ricominciare, ricominceremo," l'areivescovo della diocesi, car– dinal Mistrangelo, partecipò ad un ricevimento in onore di Mussolini, e non gli fece i convenevoli che si usano negli incontri ufficiali, ma addirittura gli saltò al collo per abbracciarlo. 8 Una settimana dopo, il 25 giugno, il giornale cattolico romano, Corriere d'Italia, sostenuto finanziariamente dal Banco di Roma, pubblicò un articolo di mons. Enrico Pucci, funzionario della segreteria di stato, faccendiere del cardinal Gasparri, nel quale articolo don Sturzo era invitato a "non creare imbarazzi e non imporre responsabili– tà" all'autorità ecclesiastica. Don Sturzo fece annunziare che non avrebbe lasciato il suo posto "per vaghi richiami comparsi su fogli non autorizzati": egli avrebbe regolato 7 Atti parlamentari, Camera dei Senatori, Discussioni, tornata dell'8 giugno 1923; "Il popolo d'Italia," 19, 20 giugno 1923. [N.d.C.] 8 L'episodio fu annotato da Salvemini, che allora abitava a Firenze, nel suo diario (cfr. Scritti sul fascismo, voi. II, cit., p. 219); ma non è riferito in questa forma dai giornali del idomo successivo: "Il Presidente ha incontrato il Cardinale. pressato dalla ressa, e lo ha preso per braccio amabilmente, conducendolo in salvo" (" L'unità cattolica," Firenze, 20 giugno 1923); "S. E. Mistrangelo si avvicina al Presidente e gli stringe la mano con grande effusione, intratte– nendosi in cordiale colloquio per qualche momento" ("La nazione, 11 Firenze, 20 giugno 1923). [N.d.C.] 291 BibliotecaGino Bianco

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