Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl in quella circoscrizione. La rappresentanza proporzionale diventava rappre– sentanza sproporzionata. Era la definitiva dichiarazione di guerra a don Stur– zo e al partito popolare. L'Osservatore romano aveva sempre sostenuto che la rappresentanza proporzionale era il mig~ior metodo in teoria e il piu adatto in pratica alle condizioni dell'Italia. Ma appena vide che Mussolini intendeva dare batta– glia campale su questo terreno, si affrettò a fare in lui un nuovo atto di fede, di speranza .e di carità. Il sistema proporzionale - esso spiegò il 24 maggio - era senza dubbio "il piu ragionevole, il piu equo, il piu proprio per la efficace manifestazione della volontà popolare"; ma "non è da esclu– dersi che il ventilato disegno a collegio nazionale, con lista di maggioranza preferita e proporzionale per le minoranze, offra dei lati vantaggiosi"; d'altra parte con qualunque sistema la volontà del paese poteva manifestarsi, pur– ché le elezioni avvenissero in libertà: Se non siamo male informati, una parola nobilmente definitiva del Presidente del Consiglio fu pronunciata: la libertà elettorale sarà comunque assicurata. Chi avrebbe potuto mai mettere in dubbio quella nobilmente defini– tiva, per quanto immaginaria, parola? Quei deputati che non si fossero lasciati convincere da siffatto genere di argomenti, poterono presto comprendere quali altri argomenti erano pron– ti a confermare nell'Osservatore romano la certezza che la libertà elettorale sarebbe stata comunque assicurata. Il deputato Misuri, un fascista dissiden– te, osò criticare alla Camera l'opera dei collaboratori del duce: la sera del 29 maggio, appena uscito dalla Camera, fu selvaggiamente bastonato da una squadra di fascisti fatti venire apposta da Bologna. A capo dei basto– natori era un ufficiale della milizia fascista; la polizia lo arrestò, ma subito ricevé l'ordine di liberarlo, e i magistrati si guardarono bene dal portarlo al pubblico dibattimento. Fu Mussolini in persona a dare l'ordine dell'opera– zione.4 Nonostante questo preavviso, don Sturzo e i suoi amici deliberarono di resistere. Appena conosciuto il contenuto della riforma, il quotidiano di Roma Il popolo, organo di don Sturzo, si dichiarò nettamente contrario (5 giugno); don Sturzo in persona prese pubblicamente posizione contro la riforma 5 e il leader parlamentare del partito popolare votò contro il governo nella commissione che esaminava il progetto di legge (15 giugno). Si cal– colava che l'opposizione, se vi avesse partecipato il partito popolare, avrebbe messo insieme non meno di 205 voti. Il governo non contava che 187 voti sicuri. Gli altri erano indecisi. 6 Mussolini passò dalle bastonate ordinate segretamente alle mmacce pubbliche. 4 Rivelazioni di Aldo Pinzi e di Cesare Rossi, giugno 1924: G. SALVEMINI, The Fascist Dictatorship in Italy [ora in Scritti sul fascismo, I, cit., pp. 107, 161, 186, 254, 280, 288]. s L. STURZO, Popolarismo e fascismo, cit., pp. 195 sgg. 6 "La civiltà cattolica," 1923, vol. III, p. 185. 290 BibliotecaGino Bianco

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