Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Il congresso di Torino all'Italia in conseguenza della guerra. 12 Promesse, violenze, minacce, non era– no contraddittorie, ma complementari. Tutte facevano parte di un organico piano d'azione, che costringeva il Vaticano a scegliere o la pace o la guerra: le promesse annunziavano il premio che il Vaticano avrebbe ottenuto per la pace; le minacce e le violenze davano la misura del prezzo che avrebbe dovuto pagare se avesse scelto la guerra. ·O prendere o lasciare. di un cardinale; Gemona: il prefetto .di Udine vieta che l'arcivescovo Isola intervenga ad una processione eucaristica; Ponti sul Mincio: bastonate e minacce contro i giovani cattolici e il parroco. 30, Savona: i fascisti disturbano la processione del SS. Sacramento. Maggio, 3, Uggiate: il parroco è costretto ad abbandonare il paese. 4, Ferentino: violenze contro giovani cattolici; Brescia: violenze contro un circolo cattolico. 6, Pieve di Teco: spedizione punitiva dei fascisti di Albenga contro il circolo cattolico. 7, Udine: le autorità vietano alle associazioni cattoliche di portare le loro bandiere nelle processioni religiose. 14, Udine: minacce dei fascisti contro il congresso eucaristico; Bologna: manifestazioni ostili contro i cattolici. 15, Como: minacce delle autorità contro un sacerdote. 16, Sassari: dimostrazioni ostili ai cattolici. 18, San Marcello Pistoiese: caccia ai giovani cattolici. 22, Maderno: i fascisti turbano una processione religiosa; un morto, vari feriti, due preti a"estati. 24, Villanova (Padova): violenze contro il parroco. 31, Borgomanero: studente cattolico aggredito. "L'osservatore romano" non raccolse tutti i casi. G. MATTEOTI'I, Un anno di dominazione fascista, cit., pp. 61-66, trovò nei giornali da lui esaminati altri atti di prepotenza commessi dai fascisti contro cattolici a Bugnano, Badia a Ripoli, Pratola, Montorio al Vomano, Pontremoli, Pesaro, Grumello, Sale di Gussago, Francavilla, Casola Canossa, Nubolera, Avellino, Secondi– gliano, Roma. Per rendersi conto della vita a cui gli oppositori del regime fascista erano ridotti, occorre tener presente che le violenze dei fascisti contro i socialisti e i repubblicani erano anche piu generali che contro i cattolici. Nel suo discorso del 13 maggio 1929, Mussolini affermò che "il fascismo fu il primo a proteggere le processioni" ["Il popolo d'Italia," 14 maggio 1929]; e PERTINAX, Le partage de Rome, cit., p. 111, racconta che Mussolini ha ristabilito le processioni. La verità è che le processioni non sono mai state proibite in Italia da nessun governo (vedi p. 173). Solamente nei tempi delle relazioni piu ostili fra lo Stato e la Chiesa, e nei luoghi in cui la lotta fra clericali e anticlericali era piu aspra, le processioni furono vietate per ragioni di ordine pub– blico, come si fa in tutti i paesi del mondo in casi analoghi. Ma questi divieti, a poco a poco, si facevano sempre piu rari, via via che gli spiriti si calmavano. Nella maggior parte delle città d'Italia si facevano ogni anno delle processioni religiose, senza che fossero né vietate né disturbate, e ciò molto tempo prima che si parlasse di fascismo. Il 29 maggio 1922, in Roma, ebbe luogo in piena libertà e col massimo ordine una spettacolosa processione eucaristica in occasione del congresso eucaristico internazionale (E. DEVOGHEL, La question romaine, cit., p. 39). Luigi Villari, agente della propaganda del governo fascista in Inghilterra, mente quando afferma che, prima che Mussolini andasse al potere, "per molti anni non si erano viste a Roma pro– cessioni religiose." (The Fascist Experiment, cit., p. 200). Alcuni casi clamorosi di processioni disturbate dagli anticlericali sono i seguenti: il 13 lu– glio 1881, in Roma, con scenate disgustose, fu messo in disordine il corteo che trasportava la salma di Pio IX dal Vaticano al Verano; il 16 agosto 1920 i comunisti impedirono, con san– guinose violenze, una processione ad Abbadia San Salvatore; il 22 agosto 1920 i comunisti di– sturbarono, a Sestri Ponente, una processione a cui partecipava il cardinal Boggiani. Ma sarebbe disonesto dire che prima della "marcia su Roma" tutte o molte processioni erano disturbate dai partiti anticlericali o proibite dal governo. Quanto alla leggenda che Mussolini sia stato il primo uomo di governo a proteggere le processioni religiose, essa è smentita in pieno dai fatti ricordati da "L'osservatore romano" il 26, 29, 30 aprile, 7 e 22 maggio 1923 e dagli altri che il giornale della Santa Sede andò denunciando negli anni successivi. u "L'osservatore romano," 30 maggio e 20 giugno 1923. 287 blioteca Gino Bianco

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