Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl Noi crediamo che tale esito [del congresso], coerertte allo spirito e alle finalità del partito, sia per giovare alla causa del Paese, come crediamo che molte pessimistiche previsioni ed aspri giudizi pronunciati intorno ai lavori del congresso, dovranno, per obbiettivo ed equo esame dei fatti, migliorare e moderarsi. 8 Anche la Civiltà cattòlica lodò, nel quaderno del S maggio 1923, la chiarezza delle deliberazioni prese dal congresso e riconobbe il diritto che il partito popolare aveva di mantenere la propria individualità: il fascismo poteva chiedergli una "collaborazione," non una "dedizione cieca ed assolu– ta.119I piu fra i deputati, appena chiuso il congresso, si misero ad inter– pretarne le deliberazioni in modo da dimostrare che Mussolini non aveva ra– gione di dolersene. In questo senso il direttorio del gruppo parlamentar~ compilò una miserevole dichiarazione e la presentò ad una riunione plenaria il 20 aprile: 70 deputati votarono a favore, fra cui S profascisti; 2 profa– scisti votarono contro non trovandola sufficientemente esplicita in favore del governo; 7 antifascisti si astennero; 28 deputati non parteciparono alla numone. Mussolini rifiutò ogni mezza misura e licenziò dal suo ministero i depu– tati del partito popolare (23 aprile). Avendo ai suoi ordini la polizia e 200 mila partigiani armati, esigeva una resa a discrezione. Il giorno dopo, 24 aprile, fece votare dal Gran consiglio del fascismo un ordine del giorno, in cui si diceva che "la politica fascista di reintegrazione dei valori reli– giosi e morali è interamente indipendente dal consenso e dal dissenso" del partito popolare (24 aprile), 10 e fece annunziare che il Consiglio dei ministri aveva deliberato di accettare le domande dei cattolici per quanto riguardava l'organizzazione degli esami (27 aprile; vedi pp. 175-77) e che il governo studiava se fosse il caso di introdurre il crocifisso in tutte le scuole (2 giugno). Ma nello stesso tempo scatenò una nuova ondata di violenze contro i cattolici, senza distinguere fra quelli che si riparavano sotto le ali del- 1' Azione cattolica e quelli che militavano nel partito popolare; 11 annunziò che avrebbe riformata la legge del 1890 sulle istituzioni di beneficenza, abolendo tutte le cautele che prima rendevano piuttosto difficile trasformare le isti– tuzioni destinate al culto in istituzioni di assistenza sociale sottratte ad ogni ingerenza del clero (25 aprile); e minacciò di estendere la legge del 1890 e le nuove disposizioni alle province una volta austriache annesse 8 "L'osservatore romano," 15 aprile 1923. [N.d.C.] 9 "La civiltà cattolica," 1923, I, p. 265. [N.d.C.] 10 "Il popolo d'Italia," 25 aprile 1923. [N.d.C.] 11 Diamo qui gli atti di violenza contro cattolici di cui si trova notizia ne "L'osserva• tore romano" dal 15 aprile al 31 maggio 1923: Aprile, 18, Carpineto (Piacenza): i fascisti impediscono una conferenza sull'opera dei mis• sionari cattolici in Cina e in Africa. 19, Modena: l'avv. Ferrati, reduce dal congresso di Torino (vedi p. 285), è bastonato. 23, Pavullo: giovani cattolici bastonati. 26, Forl{: una processione che porta in giro il braccio di san Francesco Saverio è sbara– gliata a bastonate; il segretario del fascio si presenta al vescovo ed esige che la metà della somma raccolta per le missioni sia versata alla cassa del fascio. 28, Schio: il sindaco, appartenente al partito popolare, è destituito per aver deplorato la politica di violenza seguita dai fascisti. 29, Santo Stefano di Ravenna: i fascisti fanno una dimostrazione per impedire che i bam– bini si rechino in parrocchia a ricevere la prima comunione e la cresima dall'arcivescovo, fratello 286 BibliotecaGino Bianco

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