Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Capitolo ventiquattresimo Il congresso di Torino L'enciclica papale del 23 dicembre 1922 avrebbe dovuto dimostrare a don Sturzo e ai suoi amici: che il Vaticano era in favore di Mussolini. Ma l'illusione è l'ultima luce a spegnersi nello spirito dell'uomo. Eppoi la "papolatria" è uno dei sentimenti fondamentali del cattolico militante: essere condannato dal papa è per lui la massima delle disgrazie; ne conse– gue che prima di riconoscersi condannato, egli cerca tutti gli espedienti lo– gici, possibili e impossibili, per convincersi, in perfetta buona fede, che non è precisamente lui, colui a cui è destinata la condanna. In questo suo sforzo egli •è quasi sempre secondato dalla forma bifida dei documenti pon– tifici, che di regola sono composti in modo da consentire le equivocazioni piu inaspettate. L'enciclica del 23 dicembre 1922 non faceva eccezione alla regola. Essa condannava la lotta di classe predicata dai socialisti e il "modernismo morale, giuri dico, sociale" dei democratici cristiani, ma con– danna va anche l'" esorbitanza dei desideri," che "si presenta palliata e quasi giustificata [...] dall'amore di patria e di nazione," quell'" immoderato nazio– nalismo," in cui degenera l'amore di patria "quando dimentica che tutti i popoli sono fratelli nella grande famiglia dell'umanità." Mentre i cattoli– ci conservatori ritrovavano nel "modernismo morale, giuridico, sociale" il– ritratto di don Sturzo, i democratici cristiani ritrovavano nell'" immoderato nazionalismo" il ritratto di Mussolini. Ognq.no vedeva nell'enciclica quel che gli faceva comodo, e ignorava quel che lo disturbava. Tutti cantavano vittoria. L'Osservatore romano e la Civiltà cattolica lasciavano dire. È probabile che Pio XI e il cardinal Gasparri trovassero tutt'altro che inopportune queste interpretazioni contrastanti. Essi non riuscivano ancora a trovare un terreno d'intesa con Mussolini, sebbene il desiderio non man– casse né in essi né in Mussolini. Prima di tutto, c'era lo scoglio della que– stione romana. Eppoi Mussolini e gli altri leaders del partito fascista, quan– do non si professavano addirittura atei, erano per lo meno indifferenti. Essi erano desiderosi di un'alleanza con la Chiesa, ma intendevano semplicemen– te di conchiudere un affare politico e non di compiere una conversione re– ligiosa. Il governo prometteva, per esemp10, di rendere obbligatorio il cate- 281 ' BibliotecaGino Bianco

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