Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

L'enciclica del 23 dicembre 1922 La deliberazione non fece nessuna distinzione fra le due massonerie. Ma la massoneria di piazza del Gesu s'affrettò ad esprimere la propria sod– disfazione, in una dichiarazione del 14 febbraio, spiegando come qualmen– te il Gran consiglio avesse dichiarato incompatibili col fascismo la masso– neria di palazzo Giustiniani e non quella di piazza del Gesu: questa "ri– conosceva l'alta gerarchia del fascismo come legittima espressione della vo– lontà della Nazione, alla quale tutti, niuno eccettuato, qualsiasi associa– zione compresa, devono essere subordinati"; l'ordine aveva prestato a Mus- ·. · solini "giuramenti di fedeltà piena e intera"; in conseguenza, i fascisti fa– centi parte dell'ordine potevano "continuare a servire la Patria e l'organizza– zione fascista, fedeli e disciplinati al supremo duce Benito Mussolini ed al suo Governo. 1119 La massoneria di palazzo Giustiniani prese la faccenda un po' piu sul tragico. Il Governo dell'ordine annunziò che lasciava interamente liberi "i fratelli fascisti di rompere ogni rapporto con la Massoneria per rimanere nel Fascio": quelli che si sarebbero allontanati dalle logge, avrebbero conti– nuato "a dimostrare con l'esempio che nelle Logge appresero a praticare come dovere supremo la devozione incondizionata alla Patria"; era "vieta accusa" che la massoneria potesse "tendere a turbare comunque la concor– dia nazionale, necessaria oggi piu che mai alle fortune del Paese." "Il Fa– scismo ci .troverà ancora al suo fianco, non desiderati ma disinteressati col– laboratori, se batterà le vie segnate all'Italia dalle sue · tradizioni. 1120 Anche nell'accettare il crudele ripudio, il Governo dell'ordine si dichiarava cos1sem– pre fedele al suo primo amore. Dopo aver dato al Vaticano tante prove di buona volontà, Mussoli– ni credé di poter tentare un gran colpo per avviare la soluzione della que– stione romana. Il 12 marzo 1923 il commissario nuovamente nominato dal governo per amministrare il comune di Roma si presentò a far visita ufficialmente al cardinal vicario, cioè a quel cardinale che, prima del settembre 1870, aveva sotto di sé l'amministrazione della città di Roma, e che tale rimç1- neva sempre "di diritto" nella gerarchia del Vaticano. Due prelati lo accom– pagnarono solennemente fino alla sala del trono, dove sua eminenza il car– dinal vicario era seduto all'ombra di un gran panneggio di damascù rosso su un seggiolone dorato. Il commissario regio baciò la mano al porporato, dopo di che questi lo condusse nel suo studio e lo trattenne seco in cor– diale colloquio per un quarto d'ora. 21 Tutti aspettavano che il cardinale re– stituisse la visita con la stessa solennità; anzi un comunicato ufficiale prean– nunziò che la visita sarebbe stata restituita "in forma ufficiale." I giornali fascisti, per ventiquattr'ore, levarono al cielo il trionfo diplomatico del duce. L'Impero annunziò solennemente: 19 "Corriere della sera," 20 febbraio 1923; M. VAussARD, op. cit., p. 86. 20 Dichiarazione del Governo dell'ordine (18 febbraio 1923), e circolare del capo dc;! Supremo consiglio, pubblicati nel "Giornale d'Italia," 20 e 23 febbraio 1923. 21 Comunicato ufficiale pubblicato nei giornali del 13 marzo 1923. 279 131" oteca Gino Bianco

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