Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl mo mm1stro del regno d'Italia non sappiamo di sicuro, perché non è stata mai ufficialmente pubblicata la somma con cui la Banca d'Italia dové inter– venire per salvare dal fallimento il Banco di Roma, e che il governo rimbor– sò alla Banca d'Italia sotto forma di esenzione da imposte; ma non si cor– re rischio di esagerare se si calcola a circa 1.300 milioni di lire 16 il don des jo– yeux événements che Mussolini fece agli amministratori, azionisti e depo– sitanti del Banco di Roma per propiziarsi la gratitudine di Pio XI e del cardinal Gasparri. Fu questa l'alba che preannunciò il meriggio della con– venzione finanziaria, grazie alla quale, nel giugno 1929, dovettero passare, dalle casse del governo italiano in quelle del Vaticano, altri 1.700 milioni di lire. È probabile che nel colloquio di casa Santucci, il cardinal Gaspa_r– ri e Mussolini non abbiano parlato solo del Banco di Roma: dovettero scambiarsi le idee anche sulla questione romana, che stava tanto a cuore al cardinal Gasparri, e sul partito popolare che stava tanto a cuore a Mussolini. Il 13 febbraio la fede ebbe un altro clamoroso trionfo. Il Gran con– siglio del fascismo dichiarò che c'era "fondato motivo di ritenere che la Massoneria persegue programmi ed adotta metodi che sono in contrasto con quelli che ispirano tutta l'attività del Fascismo"; in conseguenza invi– tò "i fascisti che erano massoni a scegliere tra la appartenenza al Partito o alla Massoneria. 1117 Sui 29 membri del Gran consiglio presenti alla riu– nione, 3 erano massoni di piazza del Gesu, 7 di palazzo Giustiniani, e uno, l'on. Farinacci, apparteneva, beato lui, a entrambe le massonerie. Otto mas– soni votarono in favore della proposta; quattro si astennero; nessuno votò contro; tutti dichiararono che si sarebbero dimessi dalle loro logge per ri– manere fedeli al partito fascista.1 8 La deliberazione fu imposta dai nazionali– sti come una delle condizioni della loro fusione coi fascisti che avvenne proprio in quei giorni. Mussolini, ancora nel dicembre 1922, era in rappor– ti amichevoli con massoni di entrambe le osservanze: infatti volle che la lista dei candidati per le elezioni municipali di Milano includesse 8 mas– soni insieme con gli altri candidati fascisti, nazionalisti, nazionali conser– vatori e cattolici conservatori. Nel febbraio 1923 capi che gli antimasso– ni erano i piu forti; inghiotti il rospo, anzi volle che fosse ufficialmente annunziato che la proposta era stata portata nel Gran consiglio proprio da lui e non da altri. del 5 giugno 1924, l'oratore del partito popolare on. Gronchi deplorava che il governo inter– venisse troppo spesso nella vita economica; Mussolini lo interruppe: "Anche nel Banco di Roma! (Voci: Toccato! Toccato!); Gronchi: Gran parte di coloro che hanno amministrato il Banco di Roma, in quel tale periodo, in modo che si è reso necessario l'intervento dello Stato, sono, oggi, nelle vostre file!,, [Atti parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, tornata del 4 giugno 1924, p. 150.] Mussolini tacque. 16 Prima che avvenisse il salvataggio del Banco di Roma, il governo era autorizzato a sacrificare fino a 250 milioni per sostenere istituti di credito, il cui fallimento potesse per– turbare troppo profondamente la vita del paese (S. TRENTIN, L'aventure italienne, cit., p. 308). Da un articolo pubblicato sul "Corriere della sera," 18 luglio 1926, dall'on. De Stefani, ex ministro delle Finanze con Mussolini, risulta che i sacrifici al 20 giugno 1926 ammontavano a 2102 milioni, di cui furono ricuperati 668 milioni (Relazione del sen. Rolando Ricci, nel "Corriere della sera,,, 29 gennaio 1927). 278 17 "Il popolo d'Italia," 14 febbraio 1923. [N.d.C.] 18 M. VAUSSARD, Sur la nouvelle Italie, cit., p. 86. Biblioteca Gino Bianco

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