Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

L'enciclica del 23 dicembre 1922 territoriale, "venne e rimane tuttora violata"; "né la Provvidenza divina ha indicato, né i consigli degli uomini han finora trovato altro mezzo consimi– le, che convenientemente la compensi"; perciò si era "creata una condi– zione di cose anormale," che costringeva il pontefice a rinnovare le prote– ste dei suoi predecessori; ma l'Italia non aveva a temere alcun danno, perché il papa non aveva che "pensieri di pace e non di afflizione. 118 "Amor con amor si paga." Il 28 dicembre, il ministro dell'Istruzione 9 annunziò ufficialmente che intendeva fare "dell'insegnamento religioso il ··principale fondamento d~l sistema della educazione pubblica e di tutta la restaurazione morale dello spirito italianc," 10 ; e in una intervista spiegò che avrebbe capovolto il regolamento del 1908 (vedi p. 176): l'insegnamento del catechismo sarebbe stato impartito nelle scuole elementari, non solo agli alunni i cui genitori ne avessero fatto domanda, ma a tutti quegli alun– ni i cui genitori non avessero presentato "una motivata domanda di esen– zione. "11 Il 18 gennaio 1923 una delegazione della Giunta centrale della Azio– ne cattolica si presentò a Mussolini per fargli conoscere i desideri dei "cat– tolici organizzati." Questi domandavano che l'insegnamento religioso fosse reso obbligatorio non solo nelle scuole elementari, ma anche nelle secon– darie; che lo stato ricnnoscesse come feste civili tutte le feste religiose; che tutelasse la pubblica moralità, non autorizzasse per legge le case da giuoco, e proteggesse ufficialmente "le associazioni cattoliche e il clero" contro la violenza di cui erano tuttora vittime.u L'Azione cattolica non do– mandava la fine delle violenze di cui erano vittime tutti gli antifascisti; essa s'interessava solo dei sacerdoti e delle associazioni da essa dipendenti; gli altri italiani, compresi quelli che rimanevano nel partito popolare, li ab– bandonavano alle belve. Mussolini promise di esaminare benevolmente le domande dell'Azione cattolica, e annunziò senza ridere che avrebbe "dispo– sto per una rapida inchiesta circa i dolorosi incidenti lamentati. " 13 Pochi giorni dopo, intorno al 20 gennaio 1923, all'indomani della stra– ge di La Spezia (vedi p. 269), il cardinal Gasparri e Mussolini ebbero nel– la casa del conte Santucci, presidente del Banco di Roma, un colloquio segreto. 14 Mussolini ha fatto sapere, in un comunicato ufficiale alla stampa, del 23 agosto 1929, che "nel corso di quel colloquio si parlò della situa– zione del Banco di Roma. "' 5 Quanto sia costato al contribuente italiano quello scambio di idee tra il segretario di stato della Santa Sede e il pri- e Ibid., pp. 225-26. [N.d.C.] 9 Giovanni Gentile. [N.d.C.] 10 "L'osservatore romano," 28 dicembre 1922. 11 Ibid., 6 gennaio 1923. 12 "La civiltà cattolica," 1923, vol. I, p. 270. 13 "L'osservatore romano," 21 gennaio 1923. 14 "Il popolo di Roma," 22 agosto 1929. 15 "Il popolo di Roma," 22 agosto 1929, pubblicando la lettera del conte Santucci, affermò di "essere in grado di affermare che si parlò della situazione del Banco di Roma." L'agenzia Stefani (ufficiale) comunicò alla stampa la lettera del conte Santucci e l'appendice aggiuntavi dal giornale. L'agenzia ricevette evidentemente da Mussolini l'ordine di dare ai due documenti la pubblicità che è un privilegio degli atti ufficiali. Nella seduta della Camera dei deputati 277 s· lioteca Gino Bianco \

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