Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl alla antica Unione elettorale del conte Gentiloni (vedi p. 179), o vedersi esposto, un giorno o l'altro, se non ad una esplicita condanna, alla con– correnza di una nuova Unione elettorale ufficialmente brevettata dal Vati– cano. Pio X distrusse apertamente la democrazia cristiana dei suoi tem– pi; Pio XI, non osando abbattere il partito popolare con un attacco fron– tale, cercava di averne ragione con una manovra di accerchiamento. Affinché non nascessero equivoci sui prindpi sui quali l'Azione catto– lica doveva preparare i "perfetti cristiani," Pio XI non solo deplorò nella sua enciclica, le "aperte sommosse ed altri disordini," ma ebbe cura di spiegare che questi eccessi divengono "tanto piu deplorabili e dannosi per un popolo chiamato a partecipare, in qualche maggior grado, alla vita pub– blica ed al governo, come avviene nei moderni ordini rappresentativi, i quali, pur non essendo per sé in opposizione alla dottrina cattolica, sem– pre conciliabile con ogni forma ragionevole e giusta di regime, sono tutta– via i piu esposti al sovvertimento delle fazioni. " 6 Proprio in quelle settimane era viva in Italia la discussione sulla uti– lità e sugli svantaggi delle istituzioni rappresentative. Pio XI annunziava uf– ficialmente che la Chiesa, pur non riprovando queste istituzioni, trovava pre– feribili quelle che non producevano i loro inconvenienti. A rendere sempre meno equivocabile il suo pensiero, Pio XI condannò anche quella "specie di modernismo morale, giuridico, sociale," in cui molti cattolici erano caduti negli ultimi tempi: Dopo l'uragano della guerra mondiale e degli avvenimenti politici e sociali che le tennero dietro, l'atmo!>fera stessa si direbbe infetta, cosf frequenti sono i casi di contagio, tanto piu pericoloso quanto men prontamente avvertito, grazie alle apparenze ingannevoli che lo dissimulano, sicché gli stessi alunni del santuario non ne vanno immuni. Molti sono, infatti, quelli che credono o dicono di tenere le dottrine cattoliche sull'autorità sociale, sul diritto di proprietà, sui rapporti fra capitale e lavoro, sui diritti degli operai, sulle relazioni fra Chiesa e Stato, fra religione e patria, fra classe e classe, fra nazione e nazione, sui diritti della Santa Sede e le prerogative del Romano Pontefice e dell'episcopato, sui diritti sociali di Gesu Cristo stesso, Creatore, Redentore, Signore degli individui e dei popoli. Ma poi parlano, scrivono e, quel che è peggio, operano come se non fossero piu da seguire, o non col rigore di prima, le dottrine e le prescrizioni solennemente ed invariabilmente richiamate ed inculcate in tanti documenti pontifai. 7 Finalmente, Pio XI ripeté sulla questione romana la protesta tradizio– nale "per una sede indi pendente e libera del Papato"; ma adoperò formule che significavano un vero e proprio invito a negoziare: si doleva che fra le molte nazioni, che avevano relazioni amichevoli con la Santa Sede, man– casse l'Italia; ciò che la Santa Sede domandava era che la sua sovranità "sia ed apparisca manifestamente indipendente e libera da ogni umana auto– rità o legge, sia pure una legge che annunci guarentigie"; la guarentigia che per tanti secoli aveva tutelato la libertà del pontefice, cioè la sovranità 276 6 Le encicliche sociali dei papi, cit., p. 210. [N.d.C.] 7 Ibid., pp. 223-24. [N.d.C.] Biblioteca Gino Bianco

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