Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl nei suoi rappresentanti, e simili - è dovere sottostarle, in ciò che richiede l'ordine pubblico o il bene comune della società; né si fa lecito, a individui o partiti che siano, di tramare ad abbatterla o soppiantarla o modificarla per vie ingiuste L..J. I cattolici conoscono la saggezza che sa trarre il bene anche dal male, la restaurazione dalla rivo– luzione, come la luce dalle tenebre [.. .J. Adattandosi alle mutate condizioni dei tempi, cercano di coglierne il maggior bene o almeno impedire il maggior male che possono a salvezza della società e degli individui secondo i benèfici disegni di Dio, nella stessa arcana permissione del male. 2 Se Pio XI avesse voluto fare opposizione al nuovo governo, i gesmti della Civiltà cattolica avrebbero ricordato ai loro lettori l'altra faccia della dottrina. Avrebbero, per esempio, scritto: La luce non può conciliarsi con le tenebre; il bene deve lottare col male. Un governo che nella sua origine, nel suo esercizio, nei suoi rappresentanti è illegittimo o diffettoso, non può esigere il consenso dei buoni cittadini. Questi debbono, certo, sottostargli in ciò che concerne l'ordine pubblico o il bene comune della società; ma hanno l'obbligo di tentare tutte le vie giuste per modificarlo. Nel fascicolo del 16 dicembre 1922, la Civiltà cattolica 3 fece un pas– so avanti. Essa ricordò ai suoi lettori che i socialisti avevano fatto sem– pre "professione impudente di anticlericalismo sfacciato," e che la respon– sabilità di avere scatenato il movimento fascista si doveva attribuire ap– punto agli "atteggiamenti civicamente delittuosi" dei socialisti: la quale tesi conteneva certo molti elementi di verità, ma era vera solo per il 1919 e il 1920, non per il 1922; tanto è vero che la Civiltà cattolica, nel ricorda– re gli atti di violenza commessi dai socialisti contro i cattolici, era costret– ta a fermarsi al 1920. Le "manifestazioni impudenti di anticlericalismo" fatte da Mussolini e dai suoi seguaci e le violenze assai piu gravi che i fascisti avevano commesso nel 1921-22 e continuavano a commettere in quei giorni, non solo contro i socialisti, ma anche contro i cattolici, avevano sullo spirito dei gesuiti, che scrivevano la Civiltà cattolica, e del papa che li ispirava, un peso assai minore che le colpe dei socialisti. La conclusione che l'articolo suggeriva ai lettori era che bisognava augurarsi che il fascismo sapesse evitare "ogni velleità di sopraffazione egemonica," desse "giusta libertà a tutti i partiti che si [contenessero] nei limiti del– la legalità," e reprimesse "quei metodi e quella violenza contraria ad ogni legge," grazie a cui aveva conquistato il governo: auguri ragionevoli, in . ' . . venta, anzi generosi. Ma che cosa dovevano fare gli italiani se i fascisti non avessero dato retta a cosi saggi consigli? A questa domanda la Civiltà cattolica non ri– spondeva. Essa si limitava ad affermare che una alleanza tra socialisti e partito popolare era "odiosa e vorremmo dire assurda." Siccome per resistere legalmente al fascismo, se questo non dava retta alla Civiltà cattolica, non c'era altro verso che un'alleanza fra socialisti e partito popolare, ne consegui– va che il fascismo poteva benissimo non prendere in considerazione i 274 2 "La civiltà cattolica," 1922, voi. IV, p. 204: "Crisi di Stato e crisi di autorità." [N.d.C.] 3 Ibid., pp. 502-12: "La rivoluzione fascista." [N.d.C.] BibliotecaGino Bianco

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