Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Capitolo ventitreesimo L'enciclicadel 23dicembre1922 L'Osservatore romano del 30-31 ottobre 1922 salutò l'astro che sor– geva, "constatando con la piu viva soddisfazione" che Mussolini intendeva richiamare "alla piu rigida disciplina" i suoi seguaci e ricondurre nel paese la pacificazione degli animi. Di tutte queste belle cose nessuno si era an– cora avvisto in quei giorni di torbida anarchia. Se solamente avesse letto nello stesso numero del _giornale la cronaca di Roma e le notizie prove– nienti da Milano, Venezia, Padova, Torino, Modena, Firenze, Bari, Foggia, Brescia, ecc., lo scrittore avrebbe "potuto constatare" che le sue constata– zioni andavano assolutamente al rovescio di tutti i fatti accertabili. La Ci– viltà cattolica fu meno grossolana: era scritta da uomini piu intelligenti. Per il fascicolo del 4 novembre, il direttore padre Rosa aveva preparato un articolo in cui spiegava come qualmente le teorie fasciste e nazionaliste, deificando lo stato e la nazione, erano in contrasto con la dottrina cri– stiana. Le bozze del fascicolo, come di consuetudine, erano state portate al papa, perché ne autorizzasse la stampa. Frattanto avvenne il colpo di stato militare. Quando padre Rosa tornò dal papa a prendere le bozze, Pio XI gli disse: - Volete dunque che vi diano l'olio di ricino? - Già! Temo anch'io che vada a finire cosL - Vi brucieranno la casa. - E che cosa posso fare, Santo Padre? - Sarà bene che eliminiate l'articolo. Lo scritto pericoloso fu eliminato,1 e il fascicolo del 4 novembre usd con alcuni giorni di ritardo, portando un altro articolo che ricordava ai lettori la dottrina della Chiesa sulla obbedienza che i buoni cittadini debbono ai loro governi: Quando una forma di governo sia legittimamente cosutmta, sebbene inizialmente difettosa o anche discutibile per diversi aspetti - sia nelle sue origini, nel suo esercizio, t Quest'aneddoto mi fu riferito a Roma il 29 aprile 1923 da un amico di padre Rosa, che lo aveva apJ?reso dallo stesso padre Rosa. [L'episodio, che gli era stato riferito da Giuseppe Donati, fu annotato da Salvemini nel suo diario: Scritti sul fascismo, voi. II, cit., p. 194 (N.d.C.).] 273 21 ".AecaGino Bianco

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