Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl Il 22 novembre, il ministro dell'Istruzione richiamò le ammm1strazio– ni comunali a rispettare il regolamento del 6 febbraio 1908, il quale dispo– neva che l'immagine del crocifisso fosse tenuta esposta in luogo d'onore in tutte le aule delle scuole ·elementari. 14 I massoni di palazzo Giustiniani incominciarono ad essere inquieti. Essi non avevano favorito il movimento fascista perché andasse a finire sot– to il manto della Chiesa cattolica. In una circolare del 19 ottobre 1922, pubblicata la sera del 28 ottobre, proprio mentre cominciavano i disordini forieri del colpo di stato, il gran maestro Torrigiani, pur lodando il fasci– smo come un movimento in cui si notava "un istinto impetuoso di rinno– vazione," e dichiarando che i massoni avevano "piena libertà" di partecì– parvi, domandava che non "si sopraffacesse la libertà, [non] si menomas– sero le libertà singole, tutte essenziali, [non] si imponesse una dittatura, una oligarchia. " 15 Questo era il punto debole di palazzo Giustiniani. Contro tale breccia fecero impeto i massoni di piazza del Gesu. Il 17 dicembre, il Consiglio supremo di piazza del Gesu annunziò di appro– vare "incondizionatamente tutti gli atti finora compiuti dal Governo fascista," ben diversamente dagli infedeli di palazzo Giustiniani, i quali dissimulavano "la propria ostilità all'attuale movimento di ricostruzione del paese. 1116 Torrigiani rispose sfidando il gran maestro di piazza del Gesu, Raoul Palermi, a giustificarsi una buona volta delle accuse a cui era stato fatto segno "per la sua condotta durante la nostra neutralità e durante la guer~ ra "; nello stesso tempo annunziava che "tutte le forze nazionali dovevano cooperare al successo del governo di Mussolini per il bene della patria": "questo mio pensiero è quello dei massoni italiani"; se in Parigi, qualche massone italiano, "isolato scontento," si atteggiava ad antifascista, quello non apparteneva alla comunione italiana, ma alla francese: "Se apparte– nesse alla Comunione italiana obbedirebbe alle mie direttive o ne uscireb– be"; "i massoni italiani della Colonia parigina erano fascisti molto fervidi"; beninteso che i massoni speravano "che l'on. Mussolini concepirà sempre il rinnovamento nazionale sulle linee che sono segnate dalla storia della Rivo– luzione Italiana"; cioè nelle linee di una politica liberale anticlericale. 17 Allora Raoul Palermi ritornò ad accusare Torrigiani e i suoi fratelli di ateismo e di "vituperevole demagogia. "' 8 I due meschini non sapevano che già era nato in Pio XI chi l'uno e l'altro avrebbe cacciato di nido. 14 "Corriere d'Italia," 23 novembre 1922. Questo provvedimento è stato presentato al– l'estero dalla propaganda fascista e cattolica, non come diretto a ristabilire il crocifisso in quelle scuole da cui le amministrazioni comunali lo avevano illegalmente escluso, ma come il primo atto di una politica religiosa senza precedenti in Italia. Bisogna aggiungere che il Con– siglio di stato dava sempre manforte a quei cittadini i quali ricorrevano contro le autorità municipali, quando queste trascuravano di mettere il crocifisso nelle scuole. Il crocifisso mancava soltanto nelle scuole di quei comuni, nei quali non si trovavano dei cittadini cattolici solleciti di esigere l'osservanza della legge. 272 15 "Giornale d'Italia," 28 ottobre 1922. 16 "Avanti!," 21 dicembre 1922. 17 Intervista di Domizio Torrigiani al "Giornale d'Italia," 30 dicembre 1922. 1 s Intervista di Raoul Palermi allo stesso "Giornale d'Italia," 12 gennaio 1923. BibliotecaGino Bianco

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