Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione suo tema. In giugno, tuttavia, partecipò ad Athens, in Georgia, a un semi– nario organizzato dall'Institute of Public Affairs, per il quale nacque o pre– se forma definitiva quel saggio sugli accordi lateranensi, 46 che avrebbe po– tuto costituire la conclusione del libro. Nel luglio 1930 tornò in Francia e, dopo una breve vacanza, avrebbe voluto rimettersi al lavoro. È dell'agosto la lunga lettera a Ferrari su "cat– tolicismo e democrazia," in cui erano anticipate alcune delle idee, che si proponeva di sviluppare nel suo "eterno libro. " 41 Ma numerose novità, ma– turate nell'emigrazione antifascista durante la sua assenza, lo assorbirono per tutta l'estate. Alla fine di settembre non era "ancora riuscito a ripren– dere in mano il suo libro su Stato e Chi'esa. 1148 Poco dopo un collasso, do– vuto a sovraffaticamento, lo costrinse a una penosa inattività per diverse settimane. Poté rimettersi· a tavolino solo alla fine di novembre, ma le for– ze stentavano a tornarglt', e in gennai·o stette di nuovo male per una decina di giorni. Si sentiva stanco e scoraggiato. 49 In quelle condizioni, con nuovi impegni che sopraggiungevano e "l'incubo" del secondo volume della Dit– tatura fascista sollecitato da un editore inglese, il progetto vagheggiato a Harvard, di premettere all'opera su Stato e Chiesa dopo l'Unità un'ampi'a introduzione storica sul potere temporale dei papi, si rivelava irrealizza– bile. D'altra parte il vecchio manoscritto, tradotto nel frattempo in fran– cese, lo lasciava in molti punti· insoddisfatto. Invece di portarne a termine la stesura - non gli restavano che pochi capitoli! - si lasciò vincere da quella specie di furia iconoclasta, che spesso gli ispiravano le sue pagine dattz"loscritte.Il libro avrebbe dovuto essere pubblt'cato in Francia: serven– dosi di una copia del dattiloscritto francese, con forbz'ci e colla tagliò, tra– spose, rifuse senza pietà; e in italiano corresse, rz'assunse, riscrisse, aggiunse pagine intere, attz'ngendo a una documentazione piu ampia, spesso diversa da quella utilizzata l'anno precedente. 50 Un capitolo (" Come Leone XIII avrebbe risoluto la questione romana") era quasi completamente nuovo. Ma questo rifacimento, se rendeva molte pagine piu incisive o vivaci, non mu– tava sostanzialmente l'impostazione dell'opera, e risultava complessivamen- 46 Cfr. pp. 321-38 di questo volume. 47 Ibidem, p. 383. 48 Lettera a George La Piana, da Parigi, 30 settembre 1930 (conservata, come le altre a La Piana citate in questa Prefazione, nell'Archivio Salvemini). 49 Queste e altre notizie sullo stato d'animo, i progetti e l'attività di Salvemini fra il 1930 e il 1931 sono ricavate dalla corrispondenza con miss Massey e George La Piana, o da lettere ricevute, e minute o lettere non spedite, rimaste nel manoscritto della seconda reda– zione dell'opera su Stato e Chiesa. 50 In particolare, nel rifacimento del 1930-31 Salvemini si servi piu abbondantemente della ricca pubblicistica sulla questione romana comparsa in Italia, Francia e Belgio nella seconda metà dell'Ottocento e nei primi del Novecento, accentuando il motivo delle "combinazioni" (sul quale dr. piu avanti) e colorendo il racconto con la citazione di nuovi aneddoti e di nuove testimonianze di osservatori stranieri, soprattutto francesi. Forse aveva ancora in mente la critica "di carattere generale" mossagli da Giuseppe Donati nella citata lettera del 13 ottobre 1929: Finora "i tuoi capitoli sono densi di fatti e di idee; ma difettano di dimostrazioni psicologiche. I personaggi sono per te delle semplici fonti: fonti di azioni e fonti di parole, che devono dimostrare geometricamente il processo storico; non vivono, non banno volto, non manifestano le loro passioni, che, buone o cattive che siano, logiche o illogiche che appaiano, sono tuttavia la loro molla e spesso tutta la loro vita. Capisco bene perché tu ti astieni dal ricorrere a queste analisi psicologiche: vuoi essere assolutamente ed esclusivamente obbiettivo. Il tuo scritto ci guadagna in chiarezza, evidentemente, ma ci perde in efficacia morale; persuade, se posso dir cosi, ma non convince." XXVII BibliotecaGino Bianco

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