Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione neroso, per non dir peggio, che un papa, vedendo la Chiesa "minacciata nella persona istessa del suo capo, ne' suoi diritti inalienabili, nella libertà dell'esercizio della sua missione divina," facesse "risolvere il 'caso di co– scienza' ad un uomo che, malgrado la sua influenza politica, ha nella ge– rarchia ecclesiastica il primo posto dopo quello dell'ultimo parroco della cristianità." L'ipotesi di un ricatto subito di malavoglia gli sembrava "infi– nitamente piu... 'grave"' - dell'ipotesi di una mossa concordata, che scar– tava.40E Salvemini: se era un ricatto, "il papa, capo della Chiesa cattolica, aveva un dovere semplicissimo: non cedere al ricatto, protestare contro le minacce alla 'libertà della Chiesa,' e rivendicare i diritti di quella 'società perfetta,' di cui egli pretendeva avere il deposito e la custodia. Egli non avrebbe mai dovuto trasmettere a don Sturzo le minacce fasciste, quasi che fossero una pratica burocratica che un papa potesse scaricare sulle spalle altrui. Il 'caso di coscienza' il papa doveva risolverlo da sé, e non ripro– porlo a un semplice prete, che nella gerarchia ecclesiastica è al di sotto del– l'ultimo parroco della cristianità. È questa una pagina turpe nel pontificato di Pio Xl. " 41 Giunto a questo 'capitolo, il venticinquesimo, Salvemini dovette inter– rompere la stesura del libro. Esaurito anzitempo il denaro portato con sé dagli Stati Uniti nel giugno precedente, aveva accettato una vantaggiosa offerta dell'università di Harvard per il primo semestre del 1930. Si imbar– cò con la morte nel .cuore: "Che peccato dovere interrompere il mio lavoro allo scopo di guadagnare soldi," scriveva a miss Massey alla vigilia di la– sciare la Francia. 42 E a bordo del transatlantico si domandava: "Quando finirò i miei libri, se non avrà fine questo genere di vita? " 43 Giunto a Harvard, la scoperta di quel "paradiso" 44 lo risollevò, ma un pensiero con– tinuava a tormentarlo: "Il mio libro sul concordato dorme. Non mi è riu– scito aggiungervi una sola riga dal 1° gennaio scorso. Qui c'è una biblio– teca con tutti i libri italiani di cui ho bisogno. E vado prendendo appunti"; "ma questo clima mi rende piu pigro di quanto sia normalmente": "pre– paro le lezioni e questo è tutto. " 45 Gli appunti di Harvard, in parte conservati, e altri che Ferrari, negli stessi·mesi, andava raccogliendo per lui·, fanno però sospettare che Salvemini, tentato dal desiderio di approfondire certi argomenti appena sfiorati nei primi capitoli dell'opera interrotta, si stesse pericolosamente allontanando dal 40 F. L. FERRARI, L'Azione cattolica e il "regime," cit., pp. 35-36. 41 Cfr. pp. 293 di questo volume, dove i retroscena delle dimissioni di don Sturzo sono riferiti citando espressamente la fonte dell'" informazione." Altri passi in cui traspare, piu o meno palesemente, l'utilizzazione dei primi due capitoli della "memoria" di Ferrari, sono alle pp. 253-54, 263 (FERRARI, pp. 12-14, 19-20). Ma altrove l'interpretazione di Salvemini è diame– tralmente opposta: per esempio sull'enciclica Ubi arcano Dei, pp. 275 sgg., 281 di questo volume (FERRAR!, pp. 25-26). Dai capitoli successivi Salvemini non trasse nulla, perché li ricevé quando aveva già interrotto la stesura del suo libro, che si arresta alle dimissioni di don Sturzo. 42 Lettera del 22 gennaio 1930, senza indicazione di luogo. 43 Lettera a miss Massey del 25 gennaio 1930. 44 Memorie di un fuoruscito, cit., pp. 136 sgg. 4 s Lettere a miss Massey del 20 febbraio e 8 marzo 1930, da Cambridge (Mass.). XXVI BibliotecaGino Bianco

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