Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl questione romana poteva essere definita senza esagerazione una "spina nel fianco" della nazione italiana. Nel dopoguerra, essa in Italia era non solo morta, ma addirittura sepolta; e il Vaticano doveva fare un con– tinuo lavoro di Sisifo per evitare che apparisse dimenticata. Solamente in Inghilterra e in America la macchina della propaganda cattolica riusciva an– cora a mantenere viva la pietà dei fedeli per il "prigioniero del Vaticano" e a spremere le loro offerte per l'obolo di san Pietro, approfittando del fatto che essi, vivendo assai lontani dall'Italia, ignoravano lo stato reale delle cose. Jean Carrère scriveva nel dicembre 1923: Coloro che vivono al di là delle Alpi, sono facilmente portati a credere che questa famosa questione romana costituisca una preoccupazione costante per il popolo italiano, o almeno per una gran parte di esso, quella che riflette sui problemi politici e si interessa dei rapporti internazionali [... J. Molti sono convinti che a Roma vi siano ancora due mondi rivali, separati l'uno dall'altro da barriere invalicabili, il mondo bianco e il mondo nero, che si incontrano soltanto su terreno neutro e con molte precauzioni [..J. Ecco uno degli errori sull'Italia, che divertono gli italiani a nostre spese L..J. Da molto tempo il mondo nero e il mondo bianco si incontrano tutti i giorni nei salotti, nei circoli, negli atri dei grandi alberghi, e persino nelle medesime famiglie. Uno dei membri della casa Colonna è assistente al trono pontificio, mentre un altro è senatore del Regno e frequenta il Palazzo Reale L.. l Molti giovani gentiluo– mini di vecchia famiglia, che servono nella guardia nobile, amano portare fieramente all'occhiello e persino sulle loro uniformi di soldati pontifici le decorazioni da loro guadagnate per la nuova Italia L..J. È certo infatti che il popolo italiano, nella sua immensa maggioranza, non si preoccupa minimamente della questione romana. Su 40 milioni di abitanti, normalmente essa potrà interessare, al massimo, a 4 mila. Per tutti gli altri è già risolta, o è come se lo fosse L.J. Il governo italiano lascia tranquillo il Vaticano, e questo da parte sua compie tranquillamente la sua opera, senza attaccar briga col governo italiano. Se protesta, si limita a rivendicazioni inoffensive e pura– mente verbali. Nella maggior parte dei casi, il grosso pubblico non legge neppure, sui quotidiani cattolici, la rubrica in cui queste frasi sono riprodotte. 11 Fra quelle 4000 persone che, secondo il Carrère, s'interessavano in Italia normalmente della questione romana, io sospetto che la sola persona per la quale la questione romana fosse realmente una "spina nel fianco" fosse il direttore dell'Osservatore romano. L'infelice doveva di tanto in tanto, e specialmente il 20 settembre di ogni anno, scrivere un articolo per ricor– dare ad un pubblico sempre piu indifferente, in forma sempre meno irri– tante, che il mondo in generale e l'Italia in particolare erano resi infelici dalla impossibilità di risolvere la questione romana. 12 11 J. CARRERE, Le pape, cit., pp. 262-64. 12 Nella primavera del 1922, l'autore del presente studio esaminò le recenti discussioni sulla questione romana, e concluse il suo studio con le seguenti parole: "La chiusura della vertenza territoriale fra il papa e l'Italia [ ... ] non merita di essere né sospirata come indispen– sabile, né condannata come dannosa, né disdegnata come del tutto inutile. È un frutto che va maturando. Non c'è nessuna urgenza di scuotere l'albero perché il frutto cada. Ad ogni modo, teniamo bene aperti gli occhi, affinché la utilità reale dell'avvenimento non venga esagerata. Perché non sarebbe il caso di pagarla troppo cara sul terreno di tutte le altre relazioni fra la Chiesa e lo Stato, che hanno ben maggiore importanza che il problema di sapere se il papa debba essere utente o sovrano dei palazzi vaticani. E frattanto rallegriamoci che venga riconosciuta finalmente dal Vaticano come incrollabile quella unità nostra nazionale, che era una volta vituperata come opera infernale. Dopo aver resistito per mezzo secolo al fatale andare, l'alta gerarchia ecclesiastica riconosce che non le è piu conveniente perdurare in una lotta sterile e disperata. E ricerca una via di adattamento con le formazioni politiche emerse dalle correnti 260 BibliotecaGino Bianco

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