Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione furono forse all'origine delle incertezze e delle contraddizioni, da cui Sal– t1emini non riusci piu a liberarsi· nell'analisi· della politica di papa Sarto. Con Ferrari, Salvemini ebbe contatti quasi esclusi·vamente epistolari·. E z'l loro carteggio, purtroppo, è andato in massima parte perduto. Sparse fra le carte di Salvemi·m·, o recuperabili dal verso di fogli e foglietti inter– calati o i'ncollati' ai suoi manoscritti, restano solo alcune lettere o fram– menti di lettere di Ferrarz·,spesso non datati e non firmati, e una trentina di cartelle, quasi tutte discontinue, contenenti' le sue "osservazioni" ad alcuni dei capitoli ricevuti' in visione. A queste testimonianze di una colla– borazione piu intima, vanno aggi'unti la "memoria" su L'Azione cattolica e il "regime, " 39 redatta per incari'co di Salvemini fra l'autunno del 1929 e l'estate del 1930, come raccolta di materiali e di ricordi' per servire alla stesura dell'ultima parte, ri'masta in tronco, del libro; nonché un pacco di datti'loscrittt',quasi tutti posterz'ori al 1929, contenenti· spogli', estratti, rias– sunti e altri materz'alt·(sul "potere temporale" nel pensiero dei canonisti e degli' scrittori· cattolz'd dal medi'oevo in poi, su e-pisodi'di storia ecclesiastt'ca del Rz'sorgimento, sui· rapporti fra Stato e Chiesa e sul movimento cattolico in ltalt'a dopo l'Unità), fatti raccogliere da Salvemim' per una seconda e piu ampia redazi'one della sua opera, progettata nel primo semestre del 1930, durante un nuovo soggi'orno negli Stati' Uniti. Questi dattiloscritti si sono salvati perché Salvemim' non li utilizzò. I pri'mi appunti di Ferrari, invece, andarono i'n buona parte dùtrutti i'n quel lavoro di forbici e colla, a cui Salvemi'ni sottopose, per non ri'copt'arele citazioni, il materiale inviatogli nel 1929 dai collaboratori. Le osservazioni di Ferrari ad alcuni dei capitoli ricevuti in visione, si·aper la minore dimesti'chezza che egli' aveva con lo storico pugliese, si·a per la natura dell'uomo, non meno colto e i'nformato di Donati, mçr,piu ordinato, diligente, un tantino pedante, appa,i'onopiu sorvegliate che quelle dell'i'molese, e spesso marginali: una parola o una frase da sopprimere o modificare, un errore di fatto da correggere, una citazione da inserz're o completare, un giudi'zio da sfumare. E Salvemini, generalmente, ne tenne conto. La, minore confidenza iniziale non impedi tuttavia al Ferrari di espri– mere all'autorevole "laico" il suo dissenso da certe impostazioni, di confi– dargli i suoi ricordi e le sue rifiessioni postume di militante democratico crùtiano, di aprirgli il suo animo di "cattolico mistico." Anche di talune di queste osservazioni· e di questi sfoghi Salvemini, a suo modo, fece te– soro. In una delle ultime pagine del manoscritto, a proposito delle dimis– sioni di don Sturzo, egli riprese quasi·alla lettera un amaro e coraggioso giu– dizt'o di Ferrari. Questi aveva scritto che, se la Santa Sede aveva dovuto subire, riluttante, un ricatto di Mussolini, "il trasmettere la minaccia fa– scista a Sturzo" "costùuiva uno strano rovesciamento di doveri." Era inge- . 39 Pubblicata, mutila delle prime sei cartelle, andate. smarrite, da Ernesto Rossi nel 1957 (Firenze, Parenti, pp. 183). La pubblicazione postuma, autorizzata da Salvemini che si riteneva il proprietario del lavoro commissionato e compensato a Ferrati nel 1929, non mancò di solle– vare qualche protesta - non del tutto infondata, in verità - da parte cattolica, come quella di G. DoRE, Storia di un manoscritto, "Il popolo," 29 gennaio 1958. xxv 3 BibliotecaGinoBianco

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