Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

1 Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl sempre rimasti sottomessi ai loro ordini, mentre il partito popolare agiva come se non vi fosse piu alcuna gerarchia ecclesiastica. Ma non osavano opporsi apertamente ai democratici, che godevano le simpatie del basso clero e delle masse rurali.) I condottieri dei fascisti e dei nazionalisti erano informati dei dissidi fra conservatori e democratici nel partito popolare e delle tendenze conser– vatrici che prevalevano nell'alto clero e nel Vaticano, e naturalmente cerca– vano di approfondire la crisi. Cosf si spiegano i discorsi parlamentari di Mussolini e di Rocco nel giugno del 1921, di cui abbiamo già parlato. 20 Tanto quei discorsi, quanto gli articoli pubblicati nelle settimane precedenti sulla questione romana nei giornali diretti da nazionalisti (vedi p. 232), miravano appunto a dimostrare al Vaticano che una coalizione cattolico-nazionalista– fascista-conservatrice era possibile contro i socialisti; che da questa coalizione il Vaticano avrebbe ottenuto tutti i vantaggi finanziari che gli erano neces– sari, purché non avesse preteso di sollevare la questione romana; e se la coalizione non si formava, la colpa era dei democratici predominanti nel partito popolare. Il discorso di Rocco rientrava nella tradizione del pensiero nazionali– sta, e non fu una sorpresa per nessuno. Il discorso di Mussolini, invece, me– ravigliò tutti. Ma nessuno lo prese sul serio: tutti credettero che fosse un colpo di testa, uno dei tanti a cui il "duce" aveva educato da molto tempo il suo pubblico. Invece di pensare ad una intesa coi fascisti, alcuni gruppi del partito popolare continuavano a discutere pubblicamente la eventualità di una al– leanza del partito popolare col partito socialista per la formazione di un governo che disarmasse i fascisti e mettesse fine alla guerra civile. Nel- 1'estate del 1921 questa idea aveva fatto ormai tanto cammino, che il set– timanale Il popolo nuovo di Roma, organo ufficiale del partito popolare, arrivò ad enunciare le condizioni che i socialisti avrebbero dovuto accettare perché un'alleanza fosse possibile: essi dovevano impegnarsi a rispettare "la libertà della coscienza cristiana," precisare un programma ragionevole di politica finanziaria ed economica, e riconoscere alle organizzazioni "bianche" diritti uguali a quelli delle organizzazioni "rosse." La Tribuna, 14 settem– bre 1921, commentando questo scritto diceva: "Per la prima volta ed esso per primo, il partito popolare formula al partito socialista una base concreta di intesa e di attività comune." Il problema fu discusso nel congresso nazionale del partito, che ebbe luogo a Venezia nei giorni 20-23 ottobre 1921. I cattolici conserva– tori, sentendo di essere un'esigua minoranza, non osarono proporre che il partito si dichiarasse disposto ad allearsi coi fascisti e con i gruppi con– servatori non cattolici; si limitarono a domandare che quest'alleanza non fosse esclusa a priori. I democratici, che avevano nel congresso una enorme maggioranza, consentirono a non escludere in via assoluta la possibilità di 20 Cfr. indietro, pp. 233-34. [N.d.C.] 254 BibliotecaGino Bianco

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