Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Partito popolare, socialisti e fascisti Il primo "fascio," fondato a Milano nel 1919, ebbe subito l'adesione di molti massoni. 18 Parecchi fasci, fino a tutto il 1922, furono sussidiati da logge massoniche, 19 le quali speravano di utilizzarli come loro "lunghe Jnani" in un'offensiva, non solo contro i socialisti, rpa anche contro i catto– lici e contro il partito popolare. Questi precedenti anticlericali di Mussolini e dei fascisti non impedi– rono a molti cattolici di favorire con entusiasmo il movimento fascista, non appena Mussolini abbandonò la posizione ultrarivoluzionaria per assu– mere quella di lotta a fondo. contro le organizzazioni operaie: l'interesse di classe prevaleva in essi sull~ ripugnanze religiose. Anche parecchi elementi democratici cristiani secondarono da prin~i– pio l'offensiva fascista contro i socialisti, specialmente in quelle zone, in cui i socialisti .avevano fatto piu prepotenze nei due anni passati. Per esempio, nella provincia di Ferrara i giovani cattolici parteciparono in massa alle spedizioni puniti ve fasciste, differenziandosi dai loro alleati del momen– to con uno speciale distintivo, che portavano a lato di quello fascista. In– vece nelle province di Reggio Emilia e di Modena, i leaders del movimento democratico cristiano si dichiararono subito contrari ad ogni alleanza coi fasci. Quando, nella primavera del 1921, il movimento fascista si manifestò chiaramente come una reazione brutale contro ogni forma di organizza– zione operaia, socialista o cattolica che fosse, la massa del partito popolare si orientò compatta contro di esso. Nella Lombardia, nell'Emilia, nel Vene– to, gli elementi giovani del partito cominciarono ad organizzarsi militarmente in "avanguardie" e in "arditi bianchi," per resistere all'offensiva fascista, cosi come facevano le "avanguardie" socialiste e gli "arditi del popolo." In alcune zone le organizzazioni del partito socialista e del partito popolare si sosten– nero a vicenda contro il nemico comune. Sui giornali cominciò ad essere discussa la proposta di un'alleanza fra il partito socialista e il partito popo– lare. I cattolici conservatori resistevano a questi impulsi con tutte le loro forze. Essi biasimavano aspramente le "avanguardie" cattoliche e gli "arditi bianchi" per i loro atteggiamenti "non cristiani": il cristianesimo predica non la guerra, ma la pace, la carità, la non resistenza al male. Nello stesso tempo, moltiplicavano i loro elogi alla "salutare violenza," che i fascisti spiegavano contro le organizzazioni operaie e contadine: anche la resistenza al male era una virtu cristiana! Ma essi lasciavano l'esercizio di questa virtu ai fascisti, riservando la virtu opposta della non resistenza ai democrati– ci. {I vescovi, quasi nella loto totalità, non nascondevano la propria preferen– za per i cattolici conservatori: questi ultimi, ai bei tempi di Pio X, erano 1s Intervista del gran maestro Domizio Torrigiani al "Giornale d'Italia," Roma, 30 dicem– bre 1922: "Una centuria di massoni milanesi decisero dì entrare a dare vitalità al primissimo Fascio italiano di combattimento." L'affermazione non fu mai smentita. 19 Circolare Torrigiani, 19 ottobre 1922. "A dare vita e alimento al movimento fascista ai suoi inizi vi furono anche nuclei di nostri Fratelli a ciò autorizzati. I Fratelli si trovarono nei fasci in numero sempre maggiore": "Giornale d'Italia," 28 ottobre 1922. In una circolare dell'estate 1924, del Collegio dei Venerabili di Livorno e di Pisa, si legge che il fascismo "usci dai ranghi" della massoneria: "L'idea nazionale," 3 settembre 1924. 253 1bhotecaGino Bianco

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