Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione avere superato ogni dubbio." Direttamente, o per mezzo di Ferrari, anche don Sturzo gli forni libri, opuscoli e informazioni. Dopo mesi di volontario isolamento nella quiete di Saint-Germain-en– Laye, senza "vedere nessuno per giorni e giorni," "senza conferenze, sen– za colazioni, senza tè, senza pranzi: solo lavoro e lavoro," quel "maledet– to" libro non era ancora terminato, ma sarebbe riuscito "un bel libro. 1135 I manoscritti residui mostrano che il disegno dell'opera si allargò e defini gradualmente; che alcuni capitoli furono scritti quasi di getto, altri acqui– starono forma definitiva dopo numerose correzioni, trasposizioni e rifaci– menti. Correzioni e modifiche suggerite talvolta da Donati o da Ferrari, perché l'autore sottoponeva la prima stesura di ogni capitolo al giudizio dei due collaboratori. Quale si·a stato però, al di là degli spogli e delle ri·cerche loro espressamente ri'chiesti, il contributo originale, di materiali o di idee, dei due esponenti cattolici all'opera di Salvemini, non è facile stabilire. Con Donati', che provvedeva anche alla dattilografia del manoscritto e abitava a Pari'gi, Salvemi"ni dové discutere a lungo del libro che stava na– scendo. "Aveva una immensa cultura, specialmente nella storia ecclesz·astica, e una memoria formidabile. Quanto io abbia imparato da lui, non saprei dire," scrisse molti anni piu tardi, in una commossa rievocazione dell'ami– co.36Ma è anche vero che la faàlità e forse l'eccessi·va disinvoltura con cui Donati si muoveva nelle ricerche di' cui era stato incaricato, crearono a Salvemini non pochi i'mbarazzi. "È i·naudito il tempo che Donati mi ha fatto perdere," si· lasciò sfuggire nel gennaio 1931, in un momento di im– pazienza, pregando Ferrari di controllargli una citazione i'nesatta. 31 A testi– mo11ianza della collaborazione di Donati restano fra le carte di Salvemini, oltre ad alcuni fogli 38 contenenti riassunti o estratti di opere e di documen– ti, talvolta commentati, due lettere-fiume, datate 12 e 13 ottobre 1929, re– lative alla prima stesura di un "capitolo su Pio X." Sono 19 cartelle fitte di critiche e di suggerimenti, di dati e di interpretazioni, di· aneddoti e di ricordi personali, buttati giu alla rinfusa, "currente machina." Salvemini ne dovette rimanere cosi disorientato che, allargando quel capitolo negli at– tuali IX-XII, accolse nel primo alcuni degli aneddoti riferiti dall'amico, ma non riusci mai a portare a termine l'ultimo. Alcune delle osservazioni di .Donati (l'esortazi·one, per esempio, a considerare meno frettolosamente "la politi.ca di Giolitti·, che, se non è stata grande, è stata per lo meno abile," o a non sottovalutare il peso dell'anticleri·calismo sull'evoluzione della politica di Pi'o X) erano acute e pertinenti, ma non trovarono che una debole eco nell'opera di Salvemini. Altri suggerimenti, invece, stravaganti o contrad– dittori, gli' ispirarono alcune pagine poco felici sull'entourage di Pio X, e 35 Lettere a miss Massey del1'8 e del 23 novembre 1929. 36 Donati e Berneri, "Il mondo," Roma, 3 maggio 1952. 37 Da una lettera del 17 gennaio 1931, da Parigi, rispedita da Ferrari a Salvemini con le notizie richieste, e perciò rimasta fra i suoi appunti. Bisogna tener conto tuttavia che in questo periodo i rapporti fra Salvemini e Donati si erano già guastati per "l'affare" Bazzi: cfr. l'art. cit. nella nota precedente e Memorie di un fuoruscito, pp. 103 sgg. 38 Non continui; uno dei quali, contrassegnato col numero 1, è intitolato: "Risposte" (ai quesiti posti da Salvemini). XXIV BibliotecaGino Bianco

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