Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Conservatori e democratici nel partito popolare in tempi normali apparirebbero rivoluzionari, ma che in tempo di agitazione hanno una funzione calmante. In Italia, come dovunque, nei primi anni ,.dopo la guerra gli spiriti erano malati di una stessa esaltazione. Le movenze agitate erano allora una necessità per chiunque non avesse voluto perdere il contatto con le moltitudini squilibrate. Tutti parlavano di rivoluzione co– me se fosse stata la cosa piu naturale di questo mondo. 9 I conservatori, presi dalla paura, erano spesso piu inconsiderati nelle loro promesse che i rivoluzionari di professione. 1 ° Chi avesse predicato una politica all'acqua di rose, sarebbe stato sopraffatto da chi predicava la politica all'acqua ragia. Indulgere in qualche misura allo stato d'animo convulsionario delle masse era allora la sola via utile per attenuare la convulsione vera e propria . . Il partito popolare ebbe poca presa sugli operai delle città; ma strap– pò al partito socialista una buona metà delle moltitudini rurali. Nel 1914, alla vigilia della guerra, i sindacati cattolici contavano, in tutto, 113.000 aderenti, di cui 63 milà agricoltori; nel 1920, 944.812 agricoltori contri– buivano a formare il numero di 1.161.283 organizzati, che dipendevano dal– la Confederazione italiana dei lavoratori, alleata al partito popolare. I so– cialisti, che nel 1914 avevano nei loro sindacati 680.000 soci, nel 1920 raccoglievano 2.150.000 soci, di cui non piu che 750.000 provenivano dal– la classi agricole. 11 Spezzando in due sezioni le classi rurali, il partito popola– re imped1 che i socialisti conquistassero, non solo le città, ma anche le cam– pagne. Le signore dell'aristocrazia, i grandi proprietari, i banchieri, i nuo– vi ricchi, che nel 1919-20 spesero il loro danaro a sostenere il nuovo par– tito, non fecero un cattivo affare. Essi impiegarono ad un altissimo interes– se i loro capitali e la fede religiosa cattolica, di cui si scoprirono improvvi– samente invasi nei primi due anni del dopoguerra. Del resto la gravità di questa crisi fu, in Italia, assai minore di quanto la mala coscienza dei vecchi e dei nuovi ricchi credé allora, e di quanto gli agenti della propa– ganda fascista vanno ripetendo tuttavia. 12 Chi confronta le elezioni del 1919 con quelle del 1913 può pensare molti elementi democratici cristiani, fu sostenuta nel febbraio e nel maggio 1922 dagli onorevoli Cavazzoni e Meda, mentre don Sturzo si opponeva a tale tattica; e Cavazzoni diventò ben presto un ardente profascista, e Meda sostenne nel 1923 la dedizione del partito popolare al partito fascista. 9 Per rimanere nel campo cattolico, non sarà inutile ricordare che nel 1920 l'episcopato degli Stati Uniti prevedeva nel futuro "l'abolizione del salariato"; il cardinale Bourne scriveva: "Tutti ammettono che un nuovo ordine, nuove condizioni sociali, nuove relazioni fra le diverse categorie sociali sorgeranno prodotte dalla distruzione dell'antico ordine di cose"; mons. De– ploige, presidente dell'Istituto superiore di filosofia di Lovanio, scriveva: "Un ordine nuovo va elaborandosi, e il mondo di domani sarà altra cosa del mondo di ieri"; ecc. ecc. ecc. (cfr. E. VERCESI, Il movimento cattolico in Italia, cit., pp. 262-64). 10 In Italia la frase "la terra ai contadini" fu lanciata per la prima volta, nel 1918, da un socialista riformista, Aurelio Drago, che è oggi un fascista; e fu raccolta con entusiasmo e ricantata su tutte le musiche da un ultra-conservatore, il. march. Tanari, che è oggi anche lui fascista. Le prove si potrebbero moltiplicare all'infinito. 11 G. B. MIGLIORI, Le organizzazioni professionali cattoliche in Italia, cit., pp. 154-56; Compte rendu du 2me congrès, cit.; Annuario statistico italiano: 1914, p. 2%; R. RIGOLA e L. D'ARAGONA, La Confederazione generale del lavoro nel sessennio 1914-1920, Milano, La Tipo– grafica, 1921, p. 122. 12 Rimando ai primi due capitoli del mio libro The Fascist Dictatorship in Italy [ora in Scritti sul fascismo, I, cit.], e ai libri: L. STURZO, Italy and Fascismo, cit.; S. TRENTIN, L'aven– ture italienne, Paris, Presses Universitaires, 1928; F. L. FERRARI, Le régime fasciste italien, Patis, Spes, 1928. 241 19 81bl1oteca Gino Bianco

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