Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Capitolo diciannovesimo Conservatori e: democratici nel partito popolar/ Il partito popolare è presentato dagli agenti della propaganda fasci– sta come un partito "demagogico," anzi addirittura "bolscevico. m L'accusa non è senza qualche apparenza di ragione. µi massa che dava i soci alle organizzazioni e i voti ai candidati del partito popolare, era for– mata essenzialmente di "popolo minuto": piccoli bottegai, artigiani, picco– li proprietari, piccoli fittavoli, mezzadri. Oltre questa massa, che rimase sem– pre compatta e fedele ai capi, il partito accolse un campionario completo di tutte le classi sociali italiane, dalle piu ricche alle piu povere, e di tutte le mentalità: parroci e giovani propagandisti a mentalità democratica, che promettevano a tutti un nuovo cielo e una nuova terra, e vecchi conser– vatori dei tempi di Pio X, che non sentivano nessun bisogno di prender commiato dal vecchio cielo e dalla vecchia terra; 3 ex-liberali, che vedevano o facevano le viste di vedere nel nuovo partito il difensore di tutte le li– bertà contro la minaccia della dittatura comunista, e cattolici della stretta osservanza, che potevano, con qualche restrizione mentale, definire la libertà voluta dal partito popolare come la sola "libertà del bene." A chi voleva protestare contro i responsabili della guerra, quei catto– lici, che erano stati contrari all'intervento dell'Italia nella guerra, ricordavano il proprio passato e inneggiavano a Benedetto XV, che aveva cercato in– vano di arrestare la "inutile strage"; a chi era stato favorevole alla guerra t Cfr. la n. 1 al cap. XVI. [N.d.C.] 2 In Il partito popolare nel 1919-1920, Il, cit.: "Il partito popolare fu descritto dai conservatori, dai liberali di destra (alla Salandra) e dai liberali di sinistra (alla Giolitti) come un partito 'demagogico,' anzi addirittura 'bolscevico'." Alla parola "conservatori" si rinvia alla nota: "0. M. PREM0LI, Storia ecclesiastica contemporanea, Torino-Roma, Marietti, 1925, p. 110: 'Ciò che era piu doloroso, il clero delle campagne e delle piccole città, venuto ordi– nariamente da famiglie campagnole ed operaie, facilmente applaudiva a questo socialismo cat– tolico e prendeva posizione contro la classe borghese.' Il barone Beyens, ambasciatore del Belgio a Roma dal 1921 al 1925, nel suo libro Quatre ans à Rome, Paris, Plon, 1934, pp. 26, 130, fa eco alle accuse d:!i conservatori e fascisti contro il partito popolare e don Sturzo." [N.d.C.] 3 In Il partito popolare nel 1919-1920, II, cit.: "Insieme con le moltitudini del 'popolo minuto' si precipitarono nel partito popolare tutti i vecchi conservatori di Pio X, i quali, in tutta la loro vita, avevano sempre ritenuto che di democrazia, cristiana e non cristiana, a questo mondo ce ne fosse anche troppa [ ... ]. Come scrisse alcuni anni dopo un deputato cattolico– fascista, Martire, 'sotto la sigla del Partito Popolare Italiano non era un partito solo, ma due: due partiti cattolici in un momento storico memorabile si bloccarono' ('Corriere della sera,' 22 luglio 1923)." [N.d.C.] 239 BibliotecaGino Bianco

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