Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La discussione del 1921 sono andati a cercare nel suo discorso del 21 giugno 1921 gli m1z1 della ' nuova era: Il fascismo non fa dell'anticlericalismo L.. J. Meno ancora il fascismo è anti-religio– so. La religione, nel Fascismo, è veramente un "affare privato," cioè un'attività indivi– duale dello spirito L..J. Nel Fascismo, come del resto in tutti gli altri movimenti, non si chiedono professioni di fede atea o deista. Ognuno è libero di credere o di non credere in Dio. Ognuno è libero di rappresentarsi come vuole il suo Dio [... J. Posto dunque che il Fascismo [...] dev'essere rispettoso nei confronti delle manifestazioni religiose, bisogna avere il coraggio di riconoscere: che i giovani cattolici convenuti a Roma, avevano perfettamente il diritto di sfilare in corteo; che avevano perfettamente il diritto di gridare: Viva il Papa [...]. Quello che non si può tollerare, né si deve, è l'altro grido: Viva il Papa-Re. Chi lo grida si mette al bando dalla Patria italiana. Dichiara implicitamente la guerra all'Italia e non può lagnarsi se viene trattato come si trattano i nemici in guerra. Se i cattolici hanno gridato: Viva il Papa-Re, si sono messi dalla parte del torto e sono meritevoli delle violenze fasciste L.. J. La Breccia di Porta Pia [...] è anche un fatto compiuto, un avvenimento storico grandioso e incancellabile: il punto di arrivo di un secolo di battagli.e e di sacrifici, di cospirazioni, di martirt Noi non scendiamo in campo contro i popolari e i cattolici, purché costoro non riportino in discussione un argomento storicamente e moralmente liquidato. 22 Un mese dopo, fra il 20 e il 24 ottobre 1921, ebbe luogo in Venezia il terzo congresso annuale del partito popolare italiano. Neanche un con– gressista versò una lagrima sulla sorte del "prigioniero del Vaticano." Io mi trovavo a Venezia in quei giorni. Impiegavo le ore utili per il lavoro a copiare documenti per un mio studio storico," e spendevo le ore libere in compagnia di un mio giovane amico che prendeva parte assai attiva al congresso. Ricordo ancora le risa con cui mi raccontava l'avventura toc– cata al conte Paganuzzi. Questi apparteneva all'archeologia cattolica. In ilio tempore era stato presidente dell'Opera dei congressi, e non lascia– va passare nessuna occasione per versare copiose lagrime sul dominio tem– porale della Chiesa usurpato dal governo massonico. Quando nel congresso di Venezia, alla seduta di chiusura, ebbe la parola, i giovani capirono che si preparava a lanciare una bomba lagrimogena sul soggetto preferito. Pri– ma ancora che potesse entrare in argomento, si dettero ad applaudirlo fre– neticamente. Di tanto in tanto l'applauso accennava a quietarsi. Egli allora accennava alla questione romana: l'applauso si rinnovava piu clamoroso e piu lungo che mai. Alla fine il povero vecchio fu cosi commosso e inte– nerito da questa attenzione incontenibile, che cessò di parlare, lasciando la questione romana insoluta, come il suo discorso era rimasto a metà. 22 Non sarà inopportuno ricordare che anche in quegli. stessi giorni, 1'8 settembre 1921, tre mesi dopo quel discorso del 21 giugno, con cui Mussolini avrebbe iniziato, secondo certi suoi adulatori cattolici, la nuova èra, i fascisti di Milano disturbavano le cerimonie per l'in– gresso nella diocesi del nuovo arcivescovo, cardinal Ratti, il futuro Pio XI: "L'osservatore romano," 10 settembre 1921. 23 La "Storia della politica estera italiana dal 1871 al 1878," che vedrà la luce in uno dei prossimi volumi di questa collana, ma era già composta per la stampa nel 1925, quando l'autore dové lasciare l'Italia (cfr. E. SESTAN, Salvemini storico e maestro, in "Rivista storica italiana," LXX (1958), riprodotto in Prefazione a G. S., Opere, I, 1, Magnati e popolani in Fi– renze dal 1280 al 1295, Milano 1966, p. XXXI). Essa era corredata da un'ampia appendice docu– mentaria, tratta in gran parte dalle carte di Robilant, che Salvemini consultava a Venezia in quei giorni del 1921. [N.d.C.] 237 b 1otecaGino Bianco

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