Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

► Prefazione alla vigilia del suo ritorno in Francia dopo "cinque mesi di vodo," cioè di lezioni e di conferenze negli Stati Uniti, contava sul piccolo gruzzolo cosi guadagnato per portare a termine, in "due buoni anni di tranquillo lavoro," un secondo volume su La dittatura fascista in Italia e altri libri. 30 Ma ai -primi di luglio, in una piccola pensione di Saint-Germain-en-La,ye, messo da • l . ' Il ff l d 1131 Il T _ parte ogni a tro progetto, era ormat a ogato ne concor ato. LUVoro a piu non posso," confidava, già impaziente, a miss Massey, "ma sono lento nel pensare e nello scrivere: piu invecchio, e piu diffido di me stesso." In compenso, aggiungeva con una punta di civetteria, invecchiando "divento piu· cocciuto. È la sola cosa che mi fa sperare di portare a termine, un bel giorno, il mio libro. 1132 Per la raccolta sistematica del materiale, si valeva della collaborazione di due fra i piu noti esponenti dell'antifascismo cattolico, l'amico Giuseppe Donati, esule a Parigi, e Francesco Luigi Ferrari, esule a Lovanio, nonché di una "donna di eccezionale intelligenza e fermissimo carattere, 1133 Gio– vanna Berneri, moglie di Camilla, tutti e tre in croniche difficoltà finan– zi'arie, compensandoli con i risparmi americani. Per ottenere chiarimenti su questo o quel punto, o -procurarsi dati irreperibili in Francia o in I Belgio, scriveva o faceva scrivere ad amici e conoscenti in Inghilterra e in ltalia. 34 "Sono troppo diligente," confidava ancora a miss Massey. "Appena trovo qualche difficoltà mi fermo, e non mi rimetto in cammino se non dopo "sulle relazioni fra Pio XI e Mussolini": cfr. Scritti sul fascismo, II, cit., p. 277 (maggio 1927: "per il momento devo limitarmi," ecc.) e Memorie di un fuoruscito, a cura di G. Arfè, Milano, 1960, p. 104 (le ricerche di Giuseppe Donati, per conto di SalveminL presso la biblioteca del– l'Istituto cattolico di Parigi, erano già in atto nel marzo 1928, come si rileva da una lettera di Donati - non datata ma attribuibile a quel mese - rimasta fra le carte di Salvemini). Ma, se non vado errato, quello studio avrebbe dovuto far parte di un "secondo volume sul fascismo" (il primo, The Fascist Dictatorship in Italy, era uscito in edizione definitiva a Londra nel 1928), che Salvemini sperava di portare a termine entro l'autunno del 1929 (lettera a miss Massey, da New York, del 24 gennaio 1929). Un tema, dunque, sostanzialmente diverso da quello affrontato, sotto l'impressione dei patti lateranensi, nel libro su Stato e Chiesa in Italia, che prende le mosse dai tempi di Pio IX ma si ferma, incompiuto, al 1923. I manoscritti residui di quest'opera - in parte databili, perché Salvemini usava riutilizzare, come carta da scrivere, soprattutto per le correzioni e le aggiunte, il verso di lettere e di circolari ricevute - dimostrano che essa fu interamente o quasi interamente redatta fra il luglio e il dicembre 1929. 30 Lettera a miss Massey, dagli Stati Uniti, ma senza una precisa indicazione di luogo. Il secondo volume su La dittatura fascista in Italia, che avrebbe dovuto essere pubblicato in Inghilterra nel 1930, non vide piu la luce (o divenne, nel 1936, Under the Axe of Fascism). Né fu pubblicato, nella serie di opuscoli Italy To-Day: Documents Published by American Friends of Italian Freedom, lo "studio critico" di Gaetano Salvemini annunciato nel fascicolo del mag– gio 1929, The Lateran Treaty, contenente la sola traduzione inglese dei patti lateranensi. In sua vece l'ottavo fascicolo di Italy To-day, dell'agosto 1929, conteneva il discorso di Benedetto Croce al Senato nella seduta del 24 maggio 1929 e un saggio di Riccardo Bauer su La "conci– liazione," ripubblicato da Ernesto -Rossi in La conciliazione, Firenze, 1959, pp, 1-45. 31 Lettera a Maritza Bolaffio, 6 luglio 1929 (presso la destinataria). 32 Lettera del 7 luglio, in cui non è tuttavia specificato il titolo del libro. Probabil– mente Salvemini, che era già impegnato con un editore inglese per il 2° volume de La dittatura fascista, di cui miss Massey avrebbe dovuto essere la traduttrice, non si sentiva di confessare all'amica il completo rovesciamento dei suoi piani di lavoro. Il primo accenno esplicito alla. nuova opera compare, nella corrispondenza con miss Massey, soltanto 1'8 novembre 1929: "Il mio libro sul concordato procede lentamente. L'ultimo terzo di esso mi prende molto piu tempo di quanto preventivassi. Che cosa ne sarà del secondo volume della Dittatura? È meglio non pensarci." , " Memorie di un fuoruscito, cit., p. 128. La collaborazione della Berneri si limitò a spogli di giornali; su quella di Donati e di Ferrati, cfr. piu avanti. 34 Fra gli appunti di Salvemini, o sul verso di fogli e foglietti intercalati o incollati ai manoscritti del libro, restano numerose tracce di questa corrispondenza. I contatti con don Sturzo sono testimoniati da alcuni frammenti di lettere di Ferrari. La lettera a miss Massey qui citata è del 23 novembre 1929. XXIIl BibliotecaGino Bianco

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