Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl La religione infatti è. troppo fondamentale elemento della vita di un popolo, e la Chiesa cattolica è per l'Italia istituzione troppo essenziale e troppo legata alla sua tradi– zione e alla sua missione, perché lo Stato italiano possa ignorare e la religione e la Chiesa. Oggi le cose sono giunte a tale punto che si discute da organi ufficiosi cfel Vaticano la possibilità e si delineano perfino i termini concreti dell'accordo. Il quale im– plica la soluzione di due questioni distinte: quella della situazione giuridica della Santa Sede e quella della situazione della Chiesa cattolica e del clero cattolico in Italia. Sul primo punto le pretese della S. Sede si riducono oramai al riconoscimento della sovranità territoriale sui palazzi pontifici. In realtà ciò che si vuole dal Vaticano è il rico– noscimento del Pontefice come sovrano, cioè come soggetto di diritto internazionale. E soltanto per il preconcetto che non possa esservi sovranità e quindi personalità di diritto internazionale senza dominio territoriale anche minuscolo, si richiede il riconoscimento di un dominio territoriale sui palazzi vaticani. Ma poiché il presupposto è assai discuti– bile, non mi sembra che possa escludersi la possibilità di trovare un punto d'accordo che concili l'esigenza della Santa Sede a ottenere un assetto di piena indipendenza, con le necessità interne ed internazionali dello Stato italiano. Quanto al secondo punto, l'accordo è certamente assai piu facile; il clero italiano deve essere ricondotto nell'orbita nazionale interamente, e lo Stato deve garantire ad esso condizioni di vita degne dell'alta funzione a cui è chiamato. Ma non possiamo consentire nell'idea, che abbiamo veduto piu volte espressa, di un totale svincolo del clero dall'au– torità dello Stato, mediante l'abolizione perfino dell'exequatur e del placet. Altra cosa è infatti l'indipendenza della Santa Sede che per la sua missione universale deve essere piena e intera; altra cosa è l'indipendenza del clero nazionale dallo Stato nazionale, che non può ammettersi se non si vuol creare un altro Stato nello Stato (commenti). Ma il grande problema storico dei rapporti tra l'Italia e il Papato è materia che deve essere oggetto della piu ponderata riflessione e il cui studio richiederà necessaria– mente tempo non breve. 13 Dunque anche l' on. Rocco non mostrava alcuna fretta per fare la pa– ce, e ad ogni buon conto metteva come condizione pregiudiziale ad ogni intesa che la Santa Sede non rivendicasse nessuna sovranità territoriale nean– che sui palazzi del Vaticano, e non pretendesse di svincolare totalmente il clero dall'autorità dello stato. Un giornalista francese, che nel 1923 ebbe dal Vaticano la commis– sione di scrivere un libro per convincere "monsieur tout le monde" che la questione romana era sempre viva, commentava le discussioni giornalistiche e parlamentari del giugno 1921 con le parole seguenti: Insomma, che cosa rivendica oggi la Chiesa? I suoi antichi Stati? No. Roma? No. Un quartiere di Roma? Neanche. Essa non chiede alcun frammento dell'Italia già abitata, alcun dominio su una popolazione qualsiasi, alcun principato fastoso. Essa vuole un pez– zetto di territorio d'ora in poi inalienabile, che costituisca per essa una sovranità piena ed intera, senza alcuna ingerenza e senza alcuna protezione di un altro stato qualsiasi. [...] E che cosa propone l'opinione italiana, almeno quella, assai importante, di cui abbiamo riportato le dichiarazioni? Anch'essa riconosce che questo territorio è necessario e, in attesa di una migliore soluzione, propone la piena sovranità dei palazzi apostolici e delle loro dipendenze [... J. Si tratta, per ora, soltanto di progetti [..J. La questione non è ancora risolta. Non dobbiamo nasconderne, in effetti, le notevoli difficoltà [...]. Mentre una élite di scrittori e di uomini politici, di spirito rinnovatore, ha passato il fosso, la maggio– ranza resta ancora esitante sull'altra sponda. Io conosco persone di intelligenza vivissima e di una mente politica assai accorta, [...] che si impennano immediatamente quando 13 Atti parlamentari. Camera dei Deputati, Discussioni, tornata del 22 giugno 1921, p. 154. [N.d.C.] 234 BibliotecaGino Bianco

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