Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La discussione del 1921 solo uomo, mons. Pucci, redattore del giornale cattolico Il corriere d'Ita– lia, e agente di fiducia di cui il cardinal Gasparri si serviva per manovrare . nelle redazioni dei giornali romani e negli uffici di corrispondenza della ca– ..pitale. Gli articoli del Messaggero e del Tempo erano ispirati o per me– glio dire cucinati da mons. Pucci in persona; quelli dell'Idea nazionale erano scritti da un giornalista proveniente dalla redazione del Corriere d'I– taHa e amico intimo di mons. Pucci. 10 Si trattava dunque, come diciamo noi in Italia, di "taglierini i.n famiglia." Mòns. Pucci inscenò questa di– scussione su giornali che non appartenevano al campo cattolico (si noti: giornali tutti francofobi), per dar modo all'Osservatore romano di prender atto che la questione romana esisteva sempre anche per chi non appartene– va al campo cattolico. Considerare siffatta mistificazione giornalistica come prova che il "popolo italiano" sentisse il bisogno di risolvere la questione romana, è dar prova di ingenuità troppo grande. Il 21 giugno, la questione romana fu portata alla Camera da Mussoli– m, leader ·dei deputati fascisti. Egli disse: Ma vi è un problema che trascende questi problemi contingenti L. .J ed è il problema storico dei rapporti che possono intercedere [...] fra l'Italia e il Vaticano L.. J. Affermo qui che la tradizione latina e imperiale di Roma oggi è rappresentata dal cattolicesimo [..J. Io penso e affermo che l'unica idea universale che oggi esiste a Roma, è quella che si irradia dal Vaticano L.. J. Penso che, se il Vaticano rinunzia definitivamente ai suoi sogni temporalistici - e credo che sia già su questa strada - l'Italia profana o laica dovrebbe fornire al Vaticano gli aiuti materiali, le agevolazioni materiali per le scuole, chiese, ospedali e altro, che una potenza sovrana ha a sua disposizione. Perché lo sviluppo del cattolicesimo nel mondo [...] è di un interesse e di un orgoglio anche per noi che siamo italiani. 11 Basta leggere queste parole nella loro integrità per vedere che la con– dizione pregiudiziale per l'intesa offerta da Mussolini al Vaticano era che questo "rinunziasse definitivamente ai suoi sogni di potere temporale." Mussolini, nel giugno del 1921, parlava su questo punto come avevano parlato per il precedente mezzo secolo tutti i nazionali conservatori italiani, e come parlavano. da quindici anni i nazionalisti, che fungevano come pun– ta di avanguardia dei gruppi conservatori. Il giorno dopo, 22 giugno, l'on. Rocco, oggi ministro della Giusti– zia nel governo Mussolini, e allora deputato iscritto al gruppo nazionali– sta, 12 trattò lo stesso argomento: 10 E. DEVOGHEL, La question romaine, cit., p. 27, afferma che il "Tempo" era "un giornale liberale, organo di Giolitti e dei suoi amici." Questo è vero, ma è necessario tener distinto Giolitti dai suoi amici, non sempre questi essendo i portavoce autorizzati di quello. In ogni caso non sarebbe serio supporre che Giolitti vedesse ed approvasse in precedenza tutto ciò che pubblicava il "giornale dei suoi amici." Il pensiero personale di Giolitti è documentato dal– l'articolo del conte Sforza da noi citato a p. 230. Giolitti, conversando nel 1924 con un amico, che non era il conte Sforza e la cui testimonianza conferma perciò quella del conte Sforza, disse che egli si meravigliò nel 1921 degli articoli pubblicati sul "Messaggero" e sul "Tempo"; in• formatosi presso i suoi amici proprietari del "Tempo," di chi teneva i fili della campagna, li pregò autorevolmente che questa cessasse, come infatti avvenne. 11 Atti parlamentari. Camera dei Deputati, Discussioni, tornata del 21 giugno 1921, pp. 89-98. [N.d.C.] 12 Nazionalisti e fascisti si fusero in un unico partito nel 1923. 233 1otecaGino Bianco

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