Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl la soluzione della questione romana non era, almeno per il momento, su– bordinata alla conclusione di un concordato. Il cardinal Gasparri aspettava il governo di Mussolini per mettere avanti questa pretesa. Nel 1919, egli sapeva che nessun governo avrebbe mai consentito a negoziare su quella base. Finalmente è interessante notare che in nessuno di questi due opuscoli era sostenuta l'idea che il nuovo Stato della Chiesa dovesse essere protetto da una "garanzia" internazionale, fosse pure quella della Società delle nazio– ni. Quest'idea, che era ancor viva nel giugno 1919, sembra sia stata abban– donata dai leaders del Vaticano nella seconda metà di quest'anno. Le ra– gioni di questo mutamento furono, se non ci inganniamo, le seguenti: 1) una garanzia data da un governo a un altro governo vale solo fino a quando il governo garante crede utile impegnare le proprie forze nella di– fesa del governo garantito, cioè un bel giorno quest'ultimo può imparare a proprie spese che la garanzia non conta un bel niente; 2) essere "garantito" significa non essere del tutto indipendente, significa dipendere in qualche mo– do dallo stato o dagli stati garanti; un papa garantito non sarebbe piu il sovrano della "società perfetta"; anche se la garanzia gli fosse data dalla Società delle nazioni, essa implicherebbe sempre che il papa dovrebbe sotto– mettersi, come tutti gli altri soci, alla giurisdizione del Consiglio, dell'Assem– blea, della Corte dell'Aja e degli altri organi giurisdizionali contemplati dallo statuto della Società delle nazioni. Invece, secondo il canone 1556 del codice di diritto canonico, il papa non può essere giudicato da nes– suno: Prima saedes a nemine judicatur. 11 La pubblicazione di questi due opuscoli fu seguita da alcune manife– stazioni assai caratteristiche, colle quali il Vaticano dette prova di voler continuare la politica di buon vicinato, che aveva dato tanti buoni risul– tati al tempo di Pio X. Nel settembre 1919 il cardinal Giustini, inviato del papa a Gerusalemme per presiedere alle feste di un centenario religioso, si imbarcò a Taranto su di una nave da guerra italiana e accettò che in Gerusalemme una compagnia di fanteria italiana rendesse in permanenza gli onori alla sua porta. Nel febbraio 1920, mons. Tognizza, nominato vicario apostolico in Libia, fu ricevuto a Tripoli con onori reali. Il 23 maggio 1920, Benedetto XV, pur dichiarando che la Santa Sede non faceva abbandono dei suoi "sacri diritti," annunziò che non insisteva piu nel vietare le visite ufficiali dei sovrani cattolici alla corte italiana in Roma. 18 17 Nel suo discorso ai parroci di Roma, 1'11 febbraio 1929, Pio XI disse: "Garanzie pro– priamente dette dove potremmo trovarle se non nella coscienza delle giuste ragioni Nostre, se non nella coscienza e nel senso di giustizia del popolo italiano, se non piu ancora nella divina Provvidenza, in quella indefettibile assistenza divina promessa alla Chiesa e che si vede in un modo particolarmente operante per il Rappresentante e Vicario di Dio in terra? Quali garanzie si possono d'altronde sperare, anche per un Potere Temporale abbastanza vasto come quello che figurava già nella geografia politica d'Europa, si è veduto in quello che fecero o meglio non fecero, non vollero o forse non poterono fare le Potenze per impedirne la caduta." ["L'Osservatore romano," 13 febbraio 1929. (N.d.C.)] 18 Nelle trattative che prepararono la visita della famiglia reale del Belgio a Roma (marzo 1922), il Vaticano domandò che i visitatori, arrivati a Roma, non scendessero al Qui– ::inale, abitazione ufficiale del re d'Italia e territorio italiano, ma alla sede dell'ambasciata belga presso il Vaticano, cioè, secondo il diritto internazionale, in territorio belga; di qui an- 228 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=