Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione o cattolici, l'effetto di una staffilata. La prima persona, con cui avrebbe voluto discuterne, era don Sturzo. "Mi piacerebbe moltissimo sapere l'opi– nione di don Sturzo sul 'concordato'," scriveva il 18 febbraio 1929, da New York, a un'amica i'nglese, miss Isabella Massey: "dico il 'concordato' e non la soluzi'one della questione romana [ ...] . Don Sturzo deve sentirsi molto afflitto. Per parte mia, penso che Pi'o XI abbia fatto un grosso erro– re. La mia speranza, che non morirò pri'ma che un papa e dodici cardinali siano stati impiccati alle porte di Castel Sant'Angelo in Roma, si è raf– forzata. "26 E pochi giorni dopo: "Che tristezza non poter capire che cosa stia succedendo i·n -Italia dopo l'accordo fra il papa e Mussolini! Il basso clero sta passando nel campo fascùta? Che cosa pensa don Sturzo? " 21 Alla fine di marzo, dopo aver ricevuto da miss Massey, che aveva contatti con don Sturzo, esule a Londra, una risposta purtroppo perduta, cosi la com– mentava: "La ringrazio per la sua 'preziosa' lettera sull'atteggiamento di don Sturzo. Non avrebbe potuto compendiare meglio un atteggiamento sconcertato, afflitto, ma in fondo soddisfatto, come quello di' don Sturzo. Come prete cattolico, egli' deve considerare il concordato come buono, se non perfetto. Deplora soltanto la procedura con cui è stato raggiunto. Avrebbe preferùo che la Chi'esa lo avesse ricevuto da un regi'me democratico, grazi·e all'infiuenza del partito popolare. Cosi il concordato sarebbe stato piu saldo. Noi, al contrario, consideri'amo il concordato come una cosa as– surda e disgustosa in se stessa, e lo rifi,uti·amo non solo per la procedura, ma anche per il contenuto. Naturalmente, conserveremo il nostro rispetto per la persona di don Sturzo. Egli, come cattolico, è coerente. La sua fede cattolica soppri'me in lui ogni tendenza democrati·ca quando deve affron– tare un dilemma. Ma è evi.dente che fra lui· e noi non è piu possibile alcuna azione politi.ca comune. L'accordo fra il papa e Mussolini dimostra che è possibile una democrazia cristiana, ma che è impossibile una democrazia cattolica. La Chiesa cattolica è anti"democratica, come necessaria conseguen– za del fatto che è diretta da un dittatore: il papa. Questa verità è rimasta oscurata negli anni scorsi. Ora diventa chiara, grazie a Dio. 1128 In questo stato d'animo di amarezza e di indignazione, nel gz'ro di po– che settimane maturò i·n Salvemini i'l progetto di scrivere un libro sui rap– porti fra Stato e Chiesa in ltali·a dall'Unità in poi, per illustrare all'opinio– ne pubblica estera i precedenti stori'ci del concordato.n Il 28 maggio 1929, 26 Le lettere a miss Massey citate in questa Prefazione (conservate nell'Archivio Salvemini), furono tutte scritte in inglese da Salvemini. 27 Lettera del 23 febbraio 1929, da New York. Il 4 marzo, da Cambridge (Mass.): "Mi faccia sapere, La prego, al piu presto possibile l'opinione di don Sturzo sull'accordo fra il papa e Mussolini." 28 Lettera del 29 marzo 1929, da Buffalo (N. Y.). Per i giudizi espressi pubblicamente, ma successivamente, da don Sturzo sul concordato, si veda: Chiesa e Stato, studio sociologico– storico, vol. II, Bologna 1959, pp. 174-78 (comparso per la prima volta in francese nel 1937), e L'Italia e l'ordine internazionale, Torino 1944, pp. 114-17. 29 Che il progetto maturasse in cosf breve tempo, è una supposizione basata su quanto segue nel testo. Ernesto Rossi, che nel 1930 aveva letto in Francia il dattiloscritto dell'opera incompiuta (G. S., Lettere dall'America, 1947-1949, a cura di A. Merola, Bari, 1968, p. 177), ha lasciato scritto invece, in una serie di note biografiche su Salvemini redatte per i curatori di questa collana, che il libro era costato all'esule "diversi anni" di lavoro. In realtà, alcuni accenni di Salvemini stesso fanno supporre che fin dal 1927-28 egli stesse preparando uno studio XXII BibliotecaGino Bianco

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