Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl Non trovando piu nessun punto d'appoggio né all'estero né in Italia, per evitare che la questione romana affondasse silenziosamente nella palude dell'indifferenza generalè, Benedetto XV e il cardinal Gasparri si decisero a negoziare senza intermediari col governo italiano. Il 1° giugno 1919 il primo ministro d'Italia, on. Orlando, e mons. Cer– retti, che allora non era ancora cardinale, ebbero un colloquio a Pari~i: Monsignor Cerretti mi fece leggere un progetto che conteneva le somme linee di un accordo fra l'Italia e la S.Sede: il documento era un autografo [del card. Gasparri], che ne attestava la massima autorità. La sostanza, poi, di esso corrispondeva a quella dell'accordo, ora concluso, del febbraio 1929: e cioè, di attribuire carattere di Stato, con indipendenza e sovranità internazionale, al recinto Vaticano, pur manifestando una certa tendenza a comprendervi altri territori confinanti. Debbo aggiungere che né nel docu– mento né nel colloquio si fece allusione alcuna a contributi finanziari da parte dell'Italia e neanche a modificazioni dell'ordinamento giuridico di essa, capaci di influire sul diritto comune: si accennava solo genericamente ad un concordato, che avrebbe in seguito disciplinato i rapporti di diritto ecclesiastico. 6 Dal resoconto che mons. Cerretti scrisse del colloquio,7 possiamo ricavare che Benedetto XV e il cardinal Gasparri erano disposti a contentarsi di un territorio piu esiguo di quello che l'imperatore di Germania, l'impera– tore d'Austria e specialmente Erzberger avrebbero assegnato alla Santa Sede in caso di vittoria austro-germanica. Si poteva prendere - scrive mons. Cerretti - il punto di partenza [del territorio del nuovo Stato] tanto dal Ponte Sant'Angelo, quanto dalla Piazza di San Pietro. Mi sembrava peraltro opportuno che i Borghi [tra Piazza San Pietro e Ponte Sant'Angelo] facessero parte del territorio anche per avere nel fiume una linea visibile di confine [...]. Occorre un territorio piu o meno esteso, non per avere una sicurezza materiélle, bens{ per avere una base su cui posi la sovranità, poiché questa non si concepisce senza un territorio. 8 Dopo àver letto lo schema, l'on. Orlando dichiarò di non avere diffi– coltà ad ammettere che il papa dovesse godere di una vera e propria sovra– nità su di un dato territorio; ma non credeva necessario estendere questo territorio al di là del Vaticano: L'aggiunta di qualche migliaio di metri quadrati non avrebbe mutato per nulla la sostanza delle cose, mentre poteva dar luogo a gravi ripugnanze e complicazioni [...]. Ciò che importava era di essere o non essere uno Stato, e che la maggiore o minore estensione non aveva importanza, come nel campo biologico la qualità di essere si attribuiva con egual ragione tanto a un infusorio quanto ad un elefante. 9 6 V. E. ORLANDO, Su alcuni miei rapporti di governo con la Santa Sede, cit., pp. 80-81. [Nel ms. il passo è tratto da un articolo di Orlando sul "Saturday Evening Post" del 4 maggio 1929, che termina con queste parole: "There was only a generai hint of a convention which should successively regulate the relations of ecclesiastical law." In nota Salvemini com– menta: "Sospetto che nelle ultime parole il testo italiano sia stato maltradotto in inglese o cor– rotto nella stampa. Mi sembra assai probabile che l'originale italiano parlasse di una con– venzione which should successively regulate la 'legislazione ecclesiastica,' cioè 'le leggi ema– nate dal potere civile in materia ecclesiastica."' (N.d.C.)] 7 È stato pubblicato nella rivista "Vita e pensiero," Milano, giugno-luglio 1929, pp. 411 sgg; e riprodotto nella seconda edizione dei discorsi di B. MUSSOLINI, Gli accordi del Laterano. Discorsi al Parlamento, Roma, Libreria del Littorio, 1929, pp. 143 sgg. 8 "Vita e pensiero," cit., p. 414. [N.d.C.] 9 V. E. ORLANDO, Su alcuni miei rapporti, cit., p. 81. [Nel ms. anche questo passo è tratto dal "Saturday Evening Post" del 4 maggio 1929. (N.d.C.)] 224 BibliotecaGino Bianco

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