Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La questione romana dopo la guerra e conservatori nazionali. Uno dei consiglieri cattolici parò il colpo dichia– rando che i cattolici erano disposti anch'essi a partecipare alla celebrazione, visto e considerato che essa oramai assumeva un nuovo significato, quello di "concordia, energia, unità nazionale," mentre il papato, a cinquant'anni di distanza dalla perdita di Roma, era "piu forte e piu vittorioso." L'Os– servatore romano 1 gustò poco questo audace capovolgimento della realtà, e somministrò una paterna tirata di orecchi al suo troppo abile alunno: Pur ammettendo [...] che in quest'ultimo cinquantennio siano rimasti delusi i gravi disegni di coloro che speravano o si proponevano di schiacciare l'idea religiosa, [...] rimane sempre vero che la situazione creata alla Santa Sede dagli avvenimenti del 1870 in poi non è quella che le conviene [... J. Ciò non deve dimenticare chiunque gloriasi di essere cattolico. 2 Gli autori di un opuscolo pubblicato poche settimane dopo scrivevano: Manca foel programma del partito popolare] un accenno esplicito alla piena libertà, sovranità e indipendenza del Papa nel suo altissimo ministero. Manca una coraggiosa e doverosa affermazione della necessità di risolvere la questione romana [...]. Come cattolici, noi non possiamo prescindere dal Papa, né ignorare la sua condizione attuale. '.Ed un partito che si ispira ai principi cristiani non può trascurare il fatto doloroso che oggi l'indipendenza e la libertà sp~ituale del Pontefice non è a sufficienza garantita. Ci si dirà: sognate forse. di spezzare l'unità d'Italia? No. Noi non crediamo che il diritto del Papa alla sua piena e assoluta libertà nell'esercizio della sua altissima autorità di Capo visibile della Chiesa, contrasti oggi con l'unità della Patria, a noi tanto cara. Crediamo piuttosto che il dissidio tra la Santa Sede e l'Italia sia cagione di debolezza e di rovina per la Nazione. In nome stesso della grandezza d'Italia, il Partito nostro deve tendere alla soluzione della questione romana.3 La prova che queste preoccupazioni e inquietudini erano sentite anche nel Vaticano è data dalla procedura curiosa con cui il Vaticano fece annun– ciare che la Sacra Penitenzieria dava ai cattolici italiani la facoltà di accedere alle urne politiche "senza alcuna limitazione o riserva," cioè revo– cava definitivamente il non expedit. L'annunzio fu dato il 10 novembre 1919, cioè appena una settimana prima del giorno in cui dovevano aver luogo le elezioni, quando il partito popolare aveva impegnato la lotta con candidati propri in tutta Italia. Esso non fu pubblicato dall'Osservatore romano, ma da un giornale di Bologna; 4 e da questo giornale lo riprodusse l'Osservatore romano (10-11 novembre 1919), 5 quasi che la Sacra Penitenziera stesse di casa a Bologna e non a Roma, e quasi che non spettasse proprio all'Osser– vatore romano la funzione di pubblicare ufficialmente annunci di quel ge– nere. t Nel ms.: la Civiltà cattolica. [N.d.C.] 2 G. QuADROTl'A, La Chiesa cattolica e la crisi universale, cit., pp. X-XI; E. MARTIRE, La conciliazione, Roma, Libreria del Littorio, 19292, pp. 159 sgg. J A. GEMELLI e F. OLGIAn, Il programma del partito popolare italiano: quello che non è, quello che dovrebbe essere, Milano, "Vita e pensiero," 1919, pp. 59-60. 4 "L'avvenire d'Italia." [N.d.C.] s Con la seguente n.d.r.: 11 Anche a noi consta dell'esistenza di questo responso della Sacra Penitenzieria, ciò che del resto er~ facile arguire dal nostro articolo di sabato scorso sulla prossima lotta elettorale." [N.d.C.] · 223 B hlioteca Gino Bianco

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