Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl "libertà" invocata dal partito popolare non era, dunque, la "libertà" secondo gli insegnamenti dei papi: È vero che i seguaci del partito popolare, in quanto cattolici, erano tenuti ad obbedire alle autorità religiose nelle sole materie dogmatiche e mo– rali, mentre le questioni politiche, di cui il partito si occupava, rimanevano estranee alla competenza dell'autorità religiosa. Ma dove finisce la morale e dove comincia la politica? Il papa è infallibile quando parla ex cathedra su questioni di dogma e di morale, ma il papa parla ben di rado ex cathedra: parla invece continuamente, e non solo di questioni dogmatiche e morali, ma anche di questioni politiche, per mezzo di discorsi, lettere, allocuzioni, enci– cliche, ecc. ecc.; e piu spesso del papa parlano i vescovi, le cui opinioni fanno testo salvo che non siano sconfessate dal papa. Disobbedire al papa e ai vescovi, anche quando si tratta di materie non definite ex cathedra, è, se non una vera e propria eresia, un vero e proprio peccato di ribellione verso il "magistero dottrinale" delle legittime autorità. Queste non hanno, certo, il diritto di uscire dai limiti delle loro attri– buzioni: la "giusta libertà" dei cittadini cattolici nella sfera della loro atti– vità politica rimane fuori di questi limiti. Ma dove incomincia e dove finisce la giusta libertà? Vi è nella sfera delle attività politiche un immenso campo, quello delle questioni "miste," nelle quali i fattori dogmatici e morali si complicano coi fattori economici, sociali e politici. Anche su queste mate– rie miste, le autorità ecclesiastiche rivendicano una giurisdizione analoga a quella che si attribuiscono nelle materie puramente dogmatiche e morali. C'è di piu: al di là delle "questioni miste," le stesse questioni puramente politiche sono suscettibili di soluzioni le cui ripercussioni sul terreno morale e religioso possono essere importantissime. Perciò, anche su questo settore della vita collettiva, le autorità religiose rivendicano un potere "indiretto" d'intervento. Il solo terreno che, cosf, rimane fuori della giurisdizione eccle– siastica, è quello della tecnica vera e propria: La Chiesa - spiega l'Osservatore romano - limita il suo magistero al campo religioso e morale: ma nessuna questione che abbia riflesso in materia spirituale, che tocchi l'interesse delle anime, può dirsi estranea alla sua autorità. Là dove sono in giuoco, effettivamente, delle semplici utilità economiche, quando si tratta di puri dati tecnici, la Chiesa dichiara la propria incompetenza e il proprio disinteresse [...]. Essa, che non sugge– risce criteri di preferenza fra l'impiego del vapore o dell'energia elettrica come forza motrice, non insegna il metodo per coltivare il grano o il processo per ottenere l'acciaio, non formula progetti per lo sfruttamento dei giacimenti auriferi, lascia libere le forze economiche di agire autonomamente nella direzione ritenuta piu conveniente. 6 alla Chiesa cattolica alcun potere di interferire con la costituzione degli Stati Uniti e di essere a favore delle libertà religiose per tutti (N.d.C.).] [In Il partito popolare nel 1919-1920, I, cit., rielaborando questa nota nel testo, Salvemini aggiunse: "Anche nell'Italia del 1919, come negli Stati Uniti del 1927, la 'libertà per tutti' di don Sturzo era una 'libertà tollerata.' In altre condizioni la 'libertà del bene' avrebbe sop– piantato la 'libertà per tutti': e nel 1924 don Sturzo avrebbe dovuto andarsene in Inghilterra con passaporto del Vaticano. Dunque, anche nell'invocare la libertà, il partito popolare italiano camminava su un terreno equivoco." (N.d.C.)] 6 "L'osservatore romano," 30 settembre-! ottobre 1929. 216 BibliotecaGino Bianco

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