Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Il partito popolare italiano e femminile, che lavorava nei gruppi locali, i piu erano nello stesso tempo membri del pa~tito popolare e membri della Gioventu cattolica e dell'U– nione delle donne cattoliche: In quanto membri di queste ultime organizza– zioni, aflìliate all'Azione cattolica, dipendevano dalle autorità ecclesiastiche; in quanto membri del partito popolare erano autonomi. La massa che seguiva : ..il partito era formata di cattolici praticanti, e non capiva niente in tutte quelle distinzioni fra organizzazioni autonome e non autonome: vedeva le stesse persone nelle une e nelle altre organizzazioni, ed era convinta che tutte lavorassero per il programma del partito e per la causa della religione. Il partito popolare aveva come suo grido di battaglia la parola "libertà." Il suo programma non conteneva nulla che potesse far sospettare che quella libertà fosse la libertà per la sola Chiesa cattolica. Don Sturzo ripeteva che il partito popolare domandava la "libertà per tutti." Il piu liberale fra i cattolici dell'Inghilterra o degli Stati Uniti avrebbe potuto iscriversi al nuovo partito. Questo avrebbe anche potuto meritare le simpatie e l'adesione di qualunque liberale, anche se acattolico, purché sinceramente convinto che le leggi di un paese civile debbono garantire gli stessi diritti di libertà a tutte le confessioni religiose. Senonché la dottrina cattolica ufficiale non ammètte la "libertà per tutti." Rivendica solamente la "libertà del bene," cioè di ciò che le auto– rità della Chiesa definiscono come bene. La "libertà del male" non è libertà ma licenza, disordine, anarchia, e perciò non deve essere permessa. Libertà di coscienza per tutti, libertà di parola per tutti, libertà di insegnamento per tutti, libertà di culto per tutti: queste "libertà per tutti" contraddicono la dottrina cattolica quale è stata sempre definita dai papi, specie nell'ultimo secolo. 4 Nei paesi dove i cattolici sono in minoranza, o non possono per altri motivi esercitare sui governi quella influenza esclusiva che è dovuta al solo "bene," ivi la Chiesa può "tollerare" che tutti abbiano libertà di coscienza, di parola, di stampa, ecc.; i cattolici debbono utilizzare queste li– bertà per conquistare sul governo il predominio che è dovuto al solo "bene," e quando abbiano conquistato questo predominio debbono servirsene per limitare e, se è possibile, sopprimere del tutto la "libertà del male. " 5 La 4 Uno studioso francese, GF.ORGES MICHON,ha raccolto in un volume, Les documents pon– tificaux sur la démocratie et la société moderne, Paris, Rieder, 1919, alcune delle piu caratte– ristiche condanne pronunciate dai papi dei secoli XIX e XX contro tutte le istituzioni libere e democratiche. 5 Si veda specialmente l'enciclica Libertas, 20 giugno 1888, di Leone XIII. Le dichia– razioni in favore di tutte le libertà fatte dal governar Smith nel 1927, nella sua famosa discus– sione con C. C. Marshall, furono "tollerate" (ma non mai esplicitamente "approvate") dalle autorità cattoliche romane, perché erano fatte negli Stati Uniti d'America, dove i cattolici sono obbligati a contentarsi delle libertà che la costituzione consente e garantisce io misura eguale tanto al "bene," cioè alla religione cattolica, quanto al "male," cioè a tutte le altre religioni. Il giorno in cui le autorità della Chiesa cattolica credessero possibile istituire negli Stati Uniti il monopolio del "bene" e sopprimere la libertà del "male," allora le dichiarazioni del governar Smith in favore di tutte le libertà non sarebbero piu "tollerate," ma sarebbero "condannate." [II cattolico Alfred E. Smith, governatore (1923-28) dello stato di New York, alla vigilia della sua sfortunata candidatura (1928) ~Ila presidenza degli Stati Uniti fu sfidato sullo "Atlantic Monthly" dall'avvocato episcopaliano Charles C. Marshall a dimostrare che il suo cattolicesimo e il suo patriottismo americano potessero andare d'accordo. Egli rispose di non riconoscere 215 B'bllotecaGino Bianco

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