Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione co." A rincalzo dei conservatori cattolici, "operano i conservatori fascisti, nazionalisti, liberali, agrari [...] : per costoro don Sturzo è diventato una specie di bestz·anera." Per tutto il fronte conservatore, l'ideale sarebbe che il nuovo papa ritornasse alla politica di Pi·o X: "papa Ratti, se obbligasse don Sturzo ad abbandonare la segreteria del partito popolare, se mettesse l'azione elettorale e politica delle organizzazioni popolari sotto il controllo dei vescovi [...], diventerebbe subito un gran papa per gli agrari lombardi e toscani e per tutti i candidati del liberalismo." Purtroppo i disegni dei conservatori sono favoriti dalla deca chiusura dei socialisti ad ogni accordo con i popolari. 23 L'i.ntransigenza socialista "paralizza tutti i tentativi, che fanno i democristiani per portare il partito -popolareverso sinistra. Nelle di– scussioni coi democristz·ani sulla tattz'ca, i conservatori del partito popolare portano in dote le offerte di alleanze, che agrari, liberali, nazionalisti, fasci– sti ripetono ad ogni drcostanza [...]. Invece i democristz·ani non possono presentare verun programma concreto di azione immedz.ata: il rifiuto di alleanza dei sodalisti li mette fuori della realtà. Chissà che il problema non sta risoluto, alla fine, dai fascisti." Le successi·ve vz·cende del partito popolare e dei rapporti fra Stato e Chiesa in Italia confermarono in piu punti l'analisi lucidissima, che Salve✓ mini ne aveva tracciato alla vigilia della "marda su Roma. 1124 Tuttavia, ancora per qualche anno, i suoi sospetti su una collusz·one fra il Vatz'cano e il fascismo non si tradussero in aperta accusa. 25 L'odio senza remùsione per il papa, i cardinali·e tutta la Chiesa gerarchz·ca - un odio che lo avreb– be accompagnato per tutta la vita, - esplose in Salvemini soltanto nel 1929, quando il pz·anoda lui attribuùo al Vati·canonel 1922 apparve parzialmente attuato, non piu in una Italia clerico-liberale, ma clerico-fascista. Nel febbraio 1929, l'improvviso annuncio della firma degli accordi late– ranensi ebbe su Salvemini, come su molti altri esuli dell'antifascismo, laici 23 Anche Salvemini, scriveva Anna Kuliscioff a Filippo Turati il 12 marzo 1922, dopo un incontro con l'amico e compagno di un tempo, "non vede altra soluzione alla situazione politica attuale se non l'alleanza [dei socialisti] coi popolari e col gruppo nittiano, che certo ingrosserà quando fra i due pattiti piu numerosi come organizzazione si verrà finalmente a un accordo su un programma concreto": F. TURATI-A.KuuscxoFF, Carteggio, V, Dopoguerra e fa– scismo (1919-1922), a cura di A. Schiavi, Torino, 1953, p. 564. Sulla posizione di Salvemini riguardo a questa alleanza, cfr. anche la prefazione al volume Tendenze vecchie e necessità nuove del movimento operaio italiano (1922), in Movimento socialista e questione meridionale, cit., pp. 617-18. 24 Nel gennaio 1923 annotava in un diario, in cui ricorrono anche note di speranza per le sorti di una corrente politica che, "salvo le idee religiose," gli era "simpatica": Si "ac– centua sempre piu la disgregazione del partito popolare. Mus~olini concede, specialmente sul campo scolastico, ai clericali tutto quanto questi non avevano mai ottenuto con la tattica demo– cratica di don Sturzo. E molti clericali-conservatori sono attirati ad uscire dal partito popolare e aderire al fascismo [ ... ]. Pio XI è tornato alla politica di Pio X. È veramente il 'papa dei clerico-moderati lombardi,' come lo definii a Roma, il giorno in cui fu eletto": Memorie e soliloqui, in Opere, VI, 2, Scritti sul fascismo, a cura di N. Valeri e A. Merola, pp. 157, 90-91. Altre note sul partito popolare, la politica vaticana e i frequenti colloqui con l'amico Giuseppe Donati, direttore de "Il popolo," sono alle pp. 30-33, 138, 140, 162-63, 165-67, 188-90, 194-96, 199-200, 213, 223 (dicembre 1922-luglio 1923). In questo periodo Salvemini collaborò piu volte al quotidiano diretto da Donati, con articoli di politica estera e scolastica firmati con pseudonimi. 25 Nel 1927, per esempio, il giudizio di Salvemini sui rapporti fra Vaticano e fascismo era ancora cauto e differenziato. Cfr. L'Italia sotto il fascismo e Mussolini, il papa e il re, in Scritti sul fascismo, II, cit., pp. 269-70, 277-79. XXI BibliotecaGino Bianco

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