Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl il Vaticano e il governo italiano, con trattative di retroscena, concordati, protocolli, allo scopo di rafforzare nella vita sociale e politica dell'Italia gli elementi conservatori contro gli elementi democratici. I democratici cristiani concepivano la conciliazione come resultato spontaneo della tra– sformazione che essi speravano di indurre nella mentalità religiosa del popo– lo italiano, dimostrandogli che non c'era contrasto fra la pratica della li– bertà e la fede cattolica, fra l'obbedienza alla gerarchia della Chiesa nel campo dogmatico e morale e un'azione lealmente democratica nel campo politico_: la conciliazione doveva nascere dal sentimento di giustizia del popolo ita– liano, e doveva avere come unica garanzia il rispetto del popolo italiano per la libertà religiosa, come per tutte le altre forme di libertà. Col sorgere del nuovo partito, l'Unione elettorale del tempo di Pio X spad dalla circolazione, senza che nessuno si domandasse mai quel che ne fosse accaduto. L'Unione economico-sociale, che raggruppava le leghe, le cooperative, le banche e in genere tutte le organizzazioni economiche, fu dichiarata sciolta. Le leghe formarono una "Confederazione italiana dei lavo– ratori," e le cooperative di consumo, di produzione, di credito formarono tre diverse federazioni nazionali. La confederazione e le tre federazioni fian– cheggiavano di fatto il partito popolare, pur non avendo con esso nessun legame esplicito di alleanza o di dipendenza. Continuò a vegetare, fuori del partito popolare, e sempre alle dipendenze delle autorità ecclesiastiche, l'antica Unione popolare, ultimo malinconico asilo dei vecchi parrucconi disoccupati. La Gioventu cattolica e la Federa– zione universitaria, che grazie ai loro ordinamenti democratici avevano avuto vita intensa e prospera anche ai tempi di Pio X, ripresero dopo la guerra la loro attività, e videro aumentare rapidamente i loro soci. Anche l'Unione delle donne cattoliche si sviluppò rapidamente sotto l'impulso di quelle don– ne che prima della guerra avevano fatto gli studi universitari, o che durante la guerra si erano dedicate alle opere di assistenza per i soldati e per le loro famiglie. Pur non avendo nessun legame ufficiale con il partito popolare, la Gioventu cattolica, la Federazione universitaria e l'Unione delle donne cat– toliche davano la massima parte dei propagandisti al partito popolare. La Giunta centrale dell'Azione cattolica continuò ad esistere sulla carta. Teoricamente essa avrebbe dovuto coordinare l'opera dell'Unione po– polare, della Gioventu cattolica e dell'Unione delle donne cattoliche. In pratica non faceva che pubblicare di tanto in tanto qualche circolare che nessuno leggeva. Il partito popolare non aveva ufficialmente nessun rapporto coll'Azione cattolica ed era del tutto autonomo dalle autorità ecclesiastiche. Ma era veramente autonomo? Esso aveva come segretario generale un sacerdote, e molti dei suoi pro– pagandisti piu attivi erano dati dal clero secolare e regolare: cioè segretario politico generale e propagandisti erano tenuti verso i loro superiori eccle– siastici non solo all'ubbidienza generica di tutti i cattolici, ma anche all'ub– bidienza specifica disciplinare del clero. Nello stesso personale laico maschile 214 BibliotecaGino Bianco

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