Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl disciplinare dei vescovi nQn era su di esso cosi grande come prima della guerra, quando un vescovo poteva ridurre alla fame un suo subordinato privandolo del beneficio e dell'annesso stipendio. I contadini, gli operai e i piccoli borghesi ~ cattolici, idolatri, indifferenti, acattolici - tornavano dalla guerra esasperati per i cattivi trattamenti sofferti, decisi a far tabula rasa del passato, esaltati da confuse speranze ed immense aspettazioni. Per mobilitare sul terreno dell'azione politica queste forze caotiche, ci voleva ben altro che le "combinazioni" elettorali conservatrici di Pio X e del conte Gentiloni. Il partito popolare italiano, sorto nel gennaio 1919, volle rispondere alle nuove esigenze, positive e negative, ideali e tattiche dei cattolici. Esso annunziava nel suo programma di attingere la propria aspirazione ai sani prindpi del cristianesimo. 2 Di conseguenza rivendicava "la libertà religiosa contro ogni oppressione settaria," "la libertà della Chiesa per l'esplicazione della sua alta missione spirituale nel mondo," "la libertà delle scuole private contro il monopolio delle scuole pubbliche," "la libertà di tutte le associa– zioni contro qualunque privilegio tendente a favorire un partito piuttosto che un altro." Nella politica internazionale, rifiutava l'imperialismo e propugnava la Società delle nazioni, il disarmo, la pubblicità dei trattati. Nella politica interna, asseriva la necessità del suffragio universale, esteso anche alle donne; domandava la rappresentanza proporzionale come il mez– zo piu adatto per spingere l'elettorato ad uscire dal disordine dei piccoli gruppi personali e locali, ed organizzarsi in grandi partiti; invocava una legislazione sociale che affrettasse la partecipazione dei lavoratori industriali alla proprietà dei mezzi di produzione, e facilitasse il moltiplicarsi dei pic– coli proprietari rurali; la lotta contro l'analfabetismo; la libertà degli indivi– dui, delle associazioni, degli enti locali contro l'oppressione dello stato buro– cratico ed accentratore. Il partito si asteneva dal dichiararsi cattolico. Negava finanche di es– sere un partito religioso. Affermava di essere un partito politico, per quanto ispirato da ideali religiosi. Esso era autonomo dalle autorità ecclesiastiche, a differenza dell'Azione cattolica dell'anteguerra, che era sotto la dipendenza dei vescovi e della Santa Sede. Il partito popolare dimenticò la tattica elettorale che Pio X aveva im– posto ai cattolici italiani prima della guerra. Esso non mise i suoi voti a servizio dei conservatori, accontentandosi di presentare candidati propri in non piu che alcune diecine di collegi. Volle avere candidati propri in tutti i collegi, ed abbandonò alle loro sole forze tutti gli altri partiti. E deliberò questa tattica e proclamò i suoi candidati in tutta Italia prima che la Santa Sede annunziasse se era o no tolto il non expedit. L'analogia fra le posizioni assunte dal partito popolare nel 1919 e quelle che erano state una volta le posizioni della democrazia cristiana, 2 E. VERCESI, Il movimento cattolico italiano, cit., pp. 146 sgg.; L. STURZO, Italy and Fascism, London, Faber and Gwyer, 1926, pp. 19, 93, 96-97. 212 BibliotecaGino Bianco

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