Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Capitolo sedicesimo Il partitopopolareitaliano 1 Uscita dalla guerra, l'Italia dové attraversare una crisi sociale analoga a quella che perturbò tutti i paesi d'Europa,_ non solo belligeranti, ma anche neutrali. L'ora che Leone XIII aveva aspettato invano nell'ultimo ventennio del secolo XIX, sembrò _giunta .finalmente: quella in cui i cattolici avreb– bero dovut? farsi avanti per salvare l'Italia dalla rivoluzione sociale e in com– penso ricondurla all'obbedienza della Chiesa. Per affrontare questa crisi, le vecchie organizzazioni create nel 1906 da Pio X erano evidentemente inadeguate. La loro politica di alleanze con i partiti di governo nell'anteguerra e nella guerra, aveva distrutto ogni loro prestigio. I giovani laici militanti nelle file cattoliche erano offesi dalle ma– nifestazioni irreligiose dei socialisti, ma rifiutavano anche la politica dei cat– tolici conservatori. Avevano bisogno di un partito, che lottasse per la difesa della loro fede religiosa, senza costringerli a odiose solidarietà con gli uo– mini del passato. Non differente era lo stato d'animo del basso clero. La sua mentalità democratica si era rivelata già fra il 1895 e il 1905, e in questo campo la repressione conservatrice di Pio X aveva dovuto essere piu rigida. Durante la guerra i giovani cappellani avevano fatto la vita delle trincee, condividendo il lungo soffrire della povera gente. Nella crisi mone– taria della guerra e del dopoguerra, la capacità d'acquisto degli antichi sti– pendi annessi ai benefici ecclesiastici cadde a misura derisoria; il basso clero era ridotto ormai a vivere prevalentemente delle offerte dei fedeli; l'autorità l Questo capitolo e il diciannovesimo ("Conservatori e democratici nel partito popolare"), già in parte utilizzati nelle Lezioni di Harvard (Scritti sul fascismo, voi. I, cit., pp. 407-18), furono quasi interamente rifusi dall'autore, con frequenti trasposizioni e numerose varianti, pre– valentemente formali, nel saggio: Il partito popolare nel 1919-1920: [I] Lasciare e prendere; [II] Ricchi e poveri nel partito popolare, pubblicato in "Il mondo," Roma, 5 e 12 novembre 1949. Il saggio (in cui, rispetto al libro del 1929, era accentuato il motivo degli "equivoci" che erano alla base del partito popolare), terminava con le seguenti parole: "La Democrazia cri– stiana dei giorni nostri differisce dal partito popolare del 1919-20 in quanto l'Azione cattolica di Pio X, scomparsa quasi dalla circolazione sotto Benedetto XV, ma riorganizzata da Pio XI,- ha– acquistato uno sviluppo enorme, a cui nessuno avrebbe pensato nei primi venti anni di questo secolo· e sotto la pressione dell'Azione cattolica, il centro di gravità del movimento cattolico si è ;postato nettamente a destra, come era sotto Pio X. Il nome di partito popolare trent'anni or sono era equivoco, poiché non osava affermare quell'orientamento democratico al quale pur aspiravano, per quanto confusamente, le masse del suo 'popolo minuto.' Il nc~me di Democrazia cristiana oggi è anch'esso equivoco, ma per la ragione opposta: maschera li carattere fonda– mentalmente conservativo di un partito, nel quale agli elementi democratici non è riservata che la funzione di specchietti per le allodole nelle competizioni elettorali." [N.d.C.] 211 BibliotecaGino Bianco

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