Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

LA grande guerra e la questione romana Il Governo tedesco - egli disse - non avrebbe potuto resistere a lungo alle pressioni che gli venivano dal potente partito parlamentare del Centro affinché, in occa.sione dell'inevitabile riassetto dell'Europa a guerra finita, si risollevasse la que– stione romana. Soltanto un nostro atteggiamento, per lo meno di simpatia, verso la ,.. Germania, avrebbe potuto evitarci qualche grave fastidio [...]. Essere intenzione del Papa di fare ogni sforzo per essere ammesso alla conferenza della pace; il Papa lavo– rava già a tal fine senza intenzioni ostili per l'Italia; Della Chiesa [il nuovo Papa Benedetto XV], a differenza di Sarto [Pio X], essere uomo abile e conoscitore della diplomazia straniera; la Germania essere costretta a tener molto da conto il Papa a causa del grosso partito del Centro. Nello stesso tempo, il principe di Biilow, nella sua corrispondenza pri– vata con amici italiani, minacciava il "ristabilimento del potere temporale" per il caso in cui l'Italia avesse dichiarato la guerra agli Imperi centrali. 7 Il governo italiano, nell'allearsi alla Triplice intesa, si premunf contro queste manovre, impegnando i suoi alleati a non ammettere il papa al congresso per la pace, salvo che il governo italiano non vi avesse consen– tito (art. 15 del trattata di Londra, 26 aprile 1915). Un mese dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria (24 mag– gio 1915), il cardinale Gasparri, segretario di stato di Benedetto XV, in una intervista al giornale romano Corriere d'Italia, 27 giugno 1915, ripeté che "l'attuale situazione della Santa Sede" era anormale e che il papa non po– teva accettarla; ma fece anche la dichiarazione seguente: Benché Sua Santità, per rispetto alla neutralità, non intenda punto creare im– barazzi al Governo e metta la sua fiducia in Dio, aspettando la sistemazione conve– niente della sua situazione, non dalle armi straniere, ma dal trionfo di quei sentimenti di giustizia, che auguro si diffondano sempre piu nel popolo italiano in conformità del verace suo interesse. Tale è il pensiero del Santo Padre. 8 Parecchi anni dopo, in un'altra intervista del 26 aprile 1929, il car– dinale Gasparri ha ricordato quella sua dichiarazione del giugno 1915: Durante la guerra alcune potenze fecero sapere alla Santa Sede che avrebbero, se vittoriose, messo come condizione il ristabilimento della sovranità territoriale della Chiesa. La Santa Sede rifiutò, e fu allora che io dichiarai nella intervista al Corriere d'Italia che la questione sarebbe stata risolta, quando la Provvidenza lo avrebbe per– messo, dal buon senso del popolo italiano e non dalle armi straniere. Fu una precisa– zione che costituiva un punto di partenza. 9 Non è lecito mettere in dubbio la parola di un cardinale. Perciò, se il cardinale Gasparri dice che "la Santa Sede rifiutò," è doveroso ripetere con lui che "la Santa Sede rifiutò." Ma è sempre lecito domandare se la Santa Sede rifiutò solo in quel momento, cioè nella primavera del '15, oppure se continuò a rifiutare sempre, durante tutta la guerra. È lecito domandare se la dichiarazione del giugno 1915 costituf il punto di partenza per una 7 A. SALANDRA, La neutralità italiana, cit., pp. 425-27. 8 G. QUADROTTA, La chiesa cattolica nella crisi universale, cit., p. CXI. 9 La dichiarazione è riportata nel ms. con un ritaglio di giornale che non sono riuscito ad identificare. [N.d.C.] 201 ·,bllotecaGino Bianco

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