Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl di salvare l'Austria dallo sfacelo, proponendo la "pace bianca." Si Perga– ma servari possent, questa iniziativa avrebbe potuto salvare l'Austria. Ma essa naufragò contro la stupida testardaggine dello stato maggiore tedesco. Per quanto riguarda la questione romana, sembra indubitabile che Be– nedetto XV accettò dal collegio dei cardinali il mandato di approfittare della guerra europea per riproporre la questione prima che fosse definitiva– mente dimenticata. Era nato nel 1854, e quindi si era intellettualmente formato negli anni in cui la questione romana era piu acuta. Aveva appar– tenuto ai fedeli di Leone XIII e del cardinal Rampolla. La catastrofe, at– traverso cui i suoi due maestri speravano di risuscitare il "principato civi– le," era arrivata. Se l'avesse lasciata passare senza far nulla per una soluzio– ne, avrebbe tradito il suo giuramento. Egli, pertanto, si astenne dal benedire la folla, che aspettava in piaz– za San Pietro; e nella sua prima enciclica [ Ad beati'ssimi], del 1 ° novem– bre 1914, ripeté le proteste tradizionali sulla questione romana: Purtroppo da lungo tempo la Chiesa non gode di quella libertà di cui avrebbe bisogno; e cioè da quando il Suo Capo, il Sommo Pontefice, incominciò a mancare di quel presidio, che, per disposizione della Divina Provvidenza, aveva ottenuto nel volgere dei secoli per la tutela della sua libertà L.. J. Al voto pertanto di una pronta pace fra le Nazioni, Noi congiungiamo anche il desiderio della cessazione dello stato anormale, in cui si trova il Capo della Chiesa, e che nuoce grandemente, per molti rispetti, alla stessa tranquillità dei popoli. Contro un tale stato Noi rinnoviamo le proteste che i Nostri predecessori, indottivi non già da umani interessi, ma dalla santità del dovere, emisero piu d'una volta. 5 Che la tranquillità dei popoli fosse turbata per il fatto che il papa non avesse una sovranità territoriale, nessuno aveva mai osservato nel mezzo secolo precedente. La verità era che nel novembre 1914 il mostruoso scon– volgimento prodotto dalla guerra nelle condizioni di tutti i popoli sembrava offrire al Vaticano il destro per spingere sull'avanscena la questione romana, che nel mezzo secolo precedente era andata diventando sempre piu inattua– le. È tuttavia da rilevare che la protesta di Benedetto XV fu assai piu blanda di quelle dei suoi predecessori: lo stato di cose che Leone XIII e Pio X avevano definito come "intollerabile," era per Benedetto XV sempli– cemente "anormale": il nuovo papa non rivendicava piu "positivamente" un territorio, ma si limitava alla pretesa "negativa" che cessasse lo stato " 1 ,, anorma e. Proprio nelle settimane m cui il nuovo papa preparava la sua pnma enciclica, i cattolici tedeschi cominciarono a "seguire col piu vivo interes– se la questione romana. " 6 Nel novembre del 1914 l'ambasciatore tedesco a Roma, von Flotow, conversando col primo ministro Salandra, accennava in tono "non di minaccia, ma di amichevole monito," alla difficoltà per l'Italia di evitare lo scoglio della questione romana: 5 G. QUADROTTA, La Chiesa cattolica nella crisi universale, con particolare riguardo ai rapporti fra Chiesa e Stato in Italia, Roma, Bylichnis, 1921, pp. 70, 71-72. 6 M. ERZBERGER, Souvenirs de guerre, cit., p. 154. 200 BibliotecaGino Bianco

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