Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl veramente apostoliche. La risposta è molto semplice. Il Papa e la Curia vedono nella Serbia il male roditore che, p0co a poco, ha pervaso la Monarchia fino al midollo e che, col tempo, finirà per disgregarla. Malgrado tutte le altre esperienze che sono state tentate dalla Curia nel corso degli ultimi decenni, l'Austria-Ungheria è e resta lo stato cattolico per eccellenza, il piu forte baluardo della fede che sia rimasto nel nos-tro secolo alla Chiesa di Cristo. La caduta di questo baluardo significherebbe per la Chiesa la perdita del suo punto d'appoggio piu solido; nella lotta contro l'Ortodossia, ella vedrebbe cadere il suo campione piu valido [...]. Sotto questa luce, si può benissirµo stabilire un ponte fra 1 sentimenti ap0stolici e lo spirito bellicoso. 1 Di "ponti di passaggio" ce n'erano parecchi altri. Li ha determinati con succinta ed efficace chiarezza un buon conoscitore della politica va– ticana: Da una parte, la monarchia austro-ungarica, colonna tradizionale della Chiesa, e l'impero tedesco, che favoriva con abilità l'elemento cattolico, ogni giorno piu nu– meroso e piu influente; dall'altra, due stati scismatici, l'Inghilterra e la Russia, e una potenza che, benché cattolica, aveva rotto ogni relazione con la Santa Sede. Da una parte dominavano quel principio di autorità, quelle tradizioni di gerarchia e di di– sciplina, per le quali la Chiesa cattolica non ha mai nascosto la sua predilezione; dall'altra quel principio del libero esame e quello spirito liberale, che essa ha sempre combattuto. Fra la Russia e l'Austria, la politica della Santa Sede non poteva esitare. In Ungheria come in Austria, in Transilvania come in Galizia e in Bucovina, la mo– narchia austro-ungarica difendeva la fede cattolica contro le imprese dell'ortodossia slava o bizantina. Nei Balcani la sua influenza controbilanciava efficacemente l'influenza russa. La Russia, al contrario, impersonava agli occhi di Roma il cesaropapismo, potente rivale, avversario temuto. La vittoria russa avrebbe significato il trionfo dell'ortodossia e la perdita da parte del cattolicesimo, in Europa e in Asia, di posizioni faticosa– mente conquistate. La conclusione era ovvia: l'interesse della Chiesa era dalla parte degli Imperi centrali. 2 I quotidiani cattolici italiani, appena l'Austria dichiarò guerra alla Serbia, presero posizione in favore dell'Austria e si misero a domandare l'in– tervento dell'Italia nella guerra a fianco degli Imperi centrali: l'accordo fra la loro tattica e le idee di Merry del Val era perfetto. 3 Il governo italiano, in– vece, si dichiarò neutrale il 2 agosto 1914. Nei mesi della neutralità, gli Imperi centrali da un lato e i governi t Il rapporto, si noti bene, fu inviato a Vienna due giorni dopo la conversazione con Merry del Val. Questo vuol dire che lo scrittore, per sua maggiore garanzia, ne fece rivedere ed approvare il testo dal suo interlocutore, com'è abitudine fra i diplomatici quando le rela– zioni sono amichevoli. Non c'è quindi pericolo che il pensiero di Pio X e di Merry del Val sia stato alterato. Del resto, il documento venne pubblicato dalla rivista francese "Europe," Paris, 15 dicembre 1925. Il cardinale Merry del Val è tutt'ora vivo mentre scriviamo (dice~bre 1929), e non ha mai smentito o rettificato. Il documento fa giustizia della leggenda c~e Pio X sia morto "schiantato dal dolore" a causa della guerra (J. CARRERE, Le Pape, Pans, Plon, 1924, pp. 193, 316; E. VERCESI, Il Vaticano, l'Italia e la guerra, Milano, fy!ondadori, _1925, p. 48; Annali dell'Italia cattolica, Milano, Pro Familia, 1929, p. 301). Il medico che assistette Pio X durante l'ultima malattia, il prof. e sen. Marchiafava, smenti egli stesso la leggenda, subito dopo la morte, nella stampa quotidiana. . . 2 M. PERN0T, Le Saint-Siège, l'Eglise catholique et la politique mondiale, ctt., pp. 28- 29. Cfr. anche Ch. L0ISEAU, Politique romaine et sentiment français, cit., pp. 30, 33 sgg.; E. VERCESI, Il Vaticano, l'Italia e la guerra, cit., pp. 46, 64. 3 G. SALVEMINI, La questione dell'Adriatico, Firenze, La Voce, 1918-19 2 , pp. 230-33 [ora in Opere, III, 2, Dalla guerra mondiale alla dittatura (1916-1925), a cura di C. Pischedda, Milano, 1964, pp. 415-17. (N.d.C.)] 198· BibliotecaGino Bianco

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