Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Capitolo quattordicesimo La grande guerrae la questioneromana ,, Dopo che fu scoppiata la grande guerra, il mondo assisté ad un picco– lo spettacolo comico entro la immensa tragedia mondiale: gli anticlericali francesi, belghi e italiani; i protestanti inglesi e gli ortodossi russi, che ave– vano sempre negata ogni "autorità morale" alla Santa Sede, si dettero a do– mandare che la Santa Sede, con la sua "grande autorità morale," pronun– ciasse il suo giudizio sulle responsabilità incorse dai governanti della Ger– mania e dell'Austria nello scatenare la guerra; viceversa la Santa Sede, che aveva sempre preteso di essere la sola "autorità morale" competente a giu– dicare del bene e del male, del diritto e del torto nei rapporti fra i governi, si astenne tenacemente dal fare uso di quella autorità, e si limitò a deplorare le atrocità della guerra e ad invocare il piu rapido possibile ritorno alla pace. I documenti pubblicati dopo la fine della guerra hanno dimostrato che la dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia fu giudicata giusta ed op– portuna dal cardinale Merry del Val, segretario di stato di Pio X. Il conte Palffy von Erdod, incaricato d'affari austriaco presso la Santa Sede, inviò al suo governo, il 29 luglio 1914, la seguente comunicazione: Durante la visita da me fatta, due giorni fa, al cardinale segretario di stato, questi portò naturalmente la conversazione sui grandi problemi e sulle questioni che oggi preoc– cupano l'Europa. Ma, nelle osservazioni di Sua Eminenza, era impossibile avvertire uno spirito particolare di indulgenza e di conciliazione. Pur giudicando eccessivamente rude la nota inviata alla Serbia, egli l'approvò nondimeno senza alcuna riserva, esprimendo nello stesso tempo, in maniera indiretta, la speranza che la Monarchia sarebbe andata fino in fondo. Senza dubbio, pensava il cardinale, era un peccato che la Serbia non fosse stata umiliata molto prima, perché allora ciò si sarebbe forse potuto fare senza mettere in gioco, come oggi, possibilità talmente immense. Questa dichiarazione corri– sponde anche al pensiero del Papa poiché, nel corso di questi ultimi anni, Sua Santità ha espresso piu volte il rammarico che l'Austria-Ungheria abbia trascurato di "castigare" il suo pericoloso vicino danubiano. Il diplomatico austriaco commentava per conto proprio: Ci si potrebbe domandare per quali motivi la Chiesa cattolica si mostri cosi bellicosa, pur essendo diretta da un capo che è un vero Santo, tutto penetrato di idee 197 BibliotecaGino Bianco

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