Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Capitolo tredicesimo La massoneria Specialmente per il decennio che precedette la guerra mondiale, gli scrittori cattolici sparsero la leggenda che l'Italia fosse tiranneggiata dalla massoneria. La verità è che l'uomo politico, che fu quasi sempre primo ministro in quegli anni, Giolitti, non era massone. 1 I deputati massoni erano numerosi solamente nella Estrema Sinistra anticlericale; parecchi ve ne erano nella sezione democratica della maggioranza, ma erano quasi tutti "dormienti"; pochi o punti, svegli o dormienti che fossero, se ne potevano contare nella sezione conservatrice. L'influenza della massoneria era sensibile, piu che nella politica del governo centrale, nelle amministrazioni locali, quando queste erano conqui– state da coalizioni di gruppi anticlericali, che prendevano nome di "blocchi." La massoneria favoriva questi "blocchi," specialmente quando riusciva a far entrare nelle liste dei candidati un numero soddisfacente di "fratelli." In Roma il "blocco" anticlericale riportò la vittoria nelle elezioni del 1905; e un gran maestro della massoneria, Ernesto Nathan, fu eletto sin– daco. L'amministrazione di N athan diffed da quella dei suoi predecessori per le manifestazioni anticlericali che essa favoriva apertamente, per una migliore gestione dei servizi pubblici, che i predecessori avevano molto trascurato, e per una sistematica e non sempre scrupolosa preferenza assi– curata ai "fratelli" nelle nomine e nelle promozioni per gli impieghi comuna– li: piccole miserie che si ritrovano, piu o meno, sotto differenti bandiere, com– presa la cattolica, nelle amministrazioni locali di tutti i paesi del mondo. Il fatto che un gran maestro della massoneria fosse sindaco di Roma, la sede del pontefice, la città santa del cattolicismo, era considerato dal Va– ticano come un affronto intollerabile: e non a torto, perché, con la città di Roma amministrata da anticlericali, diventava sempre piu difficile far ere- 1 M. VAUSSARD, Sur la nouvelle Italie, Paris, Valois, 1928, p. 82, afferma che Giolitti era favorable alla massoneria. Tutta la politica di Giolitti, nel decennio 1903-13, smentisce quest'asserzione. Giolitti trovava comodo che i cattolici avessero paura della massoneria e vo– tassero per il governo nelle elezioni e nella Camera, evitando cosi che il governo fosse costretto ad appoggiarsi ai massoni; e trovava comodo che i massoni, per paura di un'alleanza troppo stretta del governo coi cattolici, si astenessero dal creare troppe difficoltà al governo. Giolitti non era favorevole né ai massoni né ai cattolici: sfruttava a proprio vantaggio gli odi infantili degli uni contro gli altri. 192 BibliotecaGino Bianco

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