Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl era interessato a volere che il papa fosse e apparisse libero da ogni influenza estranea. Di conseguenza, la libertà del papa doveva essere garantita mediante qualche atto internazionale, e non assicurata da una semplice legge interna italiana, che poteva essere abolita, come era stata deliberata nel 1871, per volontà unilaterale del governo italiano. L'arcivescovo di Udine non parlava di testa sua. L'idea dell'internazio– nalizzazione era vecchia di mezzo secolo, quanto l'entrata delle truppe italiane nella città di Roma. Proprio in quell'anno 1913 un canonista coi fiocchi, il sacerdote Felice M. Cappello, pubblicò un volumetto,6 nel quale domandava: "Su quali basi deve farsi la conciliazione? " E rispondeva che non si era trovato altro mezzo per assicurare al papa l'indipendenza da qualunque potere civile, non solo nella realtà, ma anche nell'opinione pubblica, salvo quello di riconoscerlo sovrano su un territorio proprio e in– dipendente. Ma non si poteva escludere l'ipotesi che vi fosse, "quantun– que meno efficace, un altro mezzo atto a garantire convenientemente la libertà e l'indipendenza del Papa." Egli non esitava "a credere che il Ro– mano Pontefice, pur di togliere il presente dissidio, che tanti mali arreca all'Italia e alla Chiesa universale, sarebbe disposto a tollerare (sic) - finché rimane materialmente impossibile la restituzione del temporale dominio - un altro mezzo, che fosse dallo stesso Pontefice riconosciuto sufficiente per assicurare il libero esercizio del ministero apostolico e la dignità della Santa Sede." Qualcuno proponeva un concordato fra il governo italiano e la Santa Sede, "alla cui osservanza fossero cointeressate tutte le potenze cattoliche." Altri proponeva "un trattato internazionale." Il pontefice era "solo giudice competente circa la propria libertà e indipendenza." Ma una internazionalizzazione della questione sembrava necessaria al Cappello, alle condizioni consentite dal papa. Beninteso che siffatta soluzione sarebbe durata fino a quando una ricostituzione dell'antica sovranità pontificia fos– se impossibile, cioè fino a quando il papa non credesse arrivata l'ora di denunciare quel concordato o trattato internazionale, e ritornare piu o meno ali'antico. La risposta di tutti i giornali italiani non dipendenti dal Vaticano a mons. Rossi fu immediata, unanime e negativa: nessuna internazionalizzazio– ne di nessun genere; il Vaticano l'aveva rifiutata nel 1871; non era il caso di parlarne piu; la legge, che nel 1871 aveva regolato la posizione giuridica del papa in Roma e in Italia, aveva fatto buona prova; il papa godeva di tutta la libertà immaginabile e possibile; non era possibile riaprire nes– suna discussione al riguardo. Pio X e i suoi consiglieri videro che quella era una via senza uscita, e dettero il controvapore. Il 6 dicembre 1913, nel discorso di chiusura della stessa "settimana sociale" di Milano, il conte Giuseppe Dalla Torre, da tempo immemorabile uno fra i piu autorevoli portavoce del Vaticano, 6 Le relazioni fra la Chiesa e lo Stato nell'era presente, Vicenza, Società anonima tipo– grafica fra cattolici, 1913. 190· BibliotecaGino Bianco

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