Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

L I • d ll Il • ,, agoma e a questtone romana In quello stesso anno la Federazione universitaria cattolica deliberò di tenere il congresso nazionale in Roma. Il presidente della Federazione, Francesco Luigi Ferrari, al quale debbo la conoscenza di quest'aneddoto, '.prevedeva che in un congresso di quel genere, tenuto in quell'anno in una città come Roma, non poteva essere evitato che venisse a galla la que– stione di Roma capitale o no d'Italia. Non volendo trovarsi in qualche im– piccio, chiese una udienza a Pio X, e gli domandò come doveva rego– larsi; Pio X gli rispose che lasciasse pure che, chi voleva, accettasse Roma capitale d'Italia. Durante il congresso vi furono incidenti per le vie di Roma fra catto– lici e anticlericali. I giornali anticlericali dissero che gli studenti cattolici avevano gridato per le strade: "Viva il Papa-Re." L'Osservatore romano e la Civiltà cattolica protestarono che non era vero; in altri tempi avreb– bero lodato i giovani per avere sfidato il martirio nell'affermare i diritti "imprescrittibili" della sede apostolica. [Nel_ 1913 si ebbe· il "patto Gentiloni. "] 3 Quali guadagni si aspettava di ottenere il VaticanQ coll'aiuto di quei 208 candidati, che il conte Gentiloni aveva allattati? Pochi giorni dopo che si era chiusa la campagna elettorale, un deputato cattolico (non cattolico deputato), in un banchetto per festeggiare l'ele– zione propria e quella di altri due colleghi nel circondario di Monza, pro– clamò la sua "devozione alla dinastia" e il suo "riconoscimento di Roma capitale. 114 Roma, nessuno dunque piu la rivendicava al papa. Allora? Il 30 novembre 1913 l'arcivescovo di Udine, mons. Anastasio Rossi, aprendo a Milano l'VIII "settimana sociale" dell'Unione popolare, spiegò che la libertà della Chiesa non era concepibile senza la libertà del papa, e questa libertà doveva essere reale, effettiva, non fittizia, manifesta, inso– spettabile, intangibile. In altri tempi quella libertà era assicurata dalla posi– zione del papa, sovrano su un territorio indipendente da ogni altra sovra– nità. Ma "nelle condizioni attuali, perduta la società la sua fisionomia cristiana, divenuta atea e pagana, non potrebbe la Provvidenza assegnare alla Chiesa un'altra forma di garanzia e immunità e indipendenza? " 5 Era divenu– to, perciò, necessario escogitare altri mezzi per garantire quella immunità. Ai cattolici convenuti a Milano mancavano la competenza e l'autorità per suggerire quei mezzi. Il solo papa poteva indicarli. Ma l'arcivescovo di Udine sapeva di sicuro che ogni paese, avente cattolici nei propri confini, avrebbe potuto salvo la Vostra Santità?" "lo non vi scomunicherò, caro Sturzo," disse il papa, e sorridendo a bassa voce aggiunse: "Badate agli altri che sospettano di voi." (The Roman Question before and after Fascism, in "Review of Politics," ottobre 1943, pp. 488-89.) Siamo nel 1910 dopo l'incidente Cameroni. Nasce il dubbio se per caso don Sturzo non si sia sentito incor;ggiato da quel precedente ad esprimere pubblicamente una opinione, che non era stata condannata da chi di ragione. . Sta ad ogni modo il fatto che oramai nel 1910 Pici X in persona non credeva d1 dovere piu insistere sulla rivendicazione di Roma. - J Ometto un paio di cartelle sulle eleziloni politiche del 1913, riprese dal cap. XI, pp. 179- 80. [N.d.C.] 4 "Il giornale d'Italia," 15 novembre 1913. s Ibid., 10 dicembre 1913; G. MOLTENI, Dalle guarentigie al concordato, in "Vita e pen– siero," aprile 1929, p. 22.5. 189 oteca Gino Bianco

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