Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

L , . d ll " . 11 agonia e a questione romana dimostrato che il principato civile del romano pontefice era necessario, "non solo per i giorni nostri, ma anche per l'avvenire," proponeva la questione se àl papa fosse lecito rinunziarvi, e rispondeva: "Egli è il nostro maestro • ..infallibile, egli è la nostra bussola certa e sicura fra i tenebrosi scogli di questa vita, egli è la colonna e la base della verità. Perciò quel che egli farà, noi sinceramente faremo; quel che egli dirà, noi diremo; quel che egli opinerà, noi ..opineremo. 119 Né lo Heiner né il Cappello spiegavano quale nuovo regime giuridico avrebbe potuto garantire l'indipendenza del papa, all'infuori della sovranità territoriale. La spiegazione la dette nel 1908 uno dei piu autorevoli deputati cattolici-non cattolici. Egli "esplorò" il ministro della Giustizia, on. Orlando, per sapere se il governo italiano avrebbe consentito ad assicurare la libertà del papa mediante un trattato internazionale, nel quale intervenissero non solo la Santa Sede e il governo italiano, ma anche i governi dei paesi abi– tati da popolazioni cattoliche. 10 Questa idea della "garanzia internazionale" non era nuova. Molto se ne era parlato fra il 1860 e il 1870. Subito dopo il 20 settembre 1870, il ministro degli Esteri del regno d'Italia Visconti– Venosta si era dichiarato disposto a discutere il problema coi governi delle altre grandi potenze. Il rifiuto di Pio IX e l'indifferenza dei diplomatici fecero cadere l'offerta. Nel 1908 la vecchia soluzione ritornava alla luce, non piu come offerta del governo italiano, ma come proposta di uomini politici cattolici, dietro alla quale non era difficile intravedere il pensiero del Vaticano. 11 Questa volta furono i governanti italiani che rifiutarono. Se, dopo 38 anni di esperienza, avessero consentito a mettere sotto la garanzia di altri governi la promessa fatta dai loro predecessori nel 1870 di rispettare la libertà del papa, essi avrebbero confessato che quella promessa non era stata fino allora osservata. Se avessero riconosciuto ad altri governi il diritto di intervenire nei rapporti fra l'Italia e la Santa Sede ogni volta che il Vati– cano avesse sollevato qualche contestazione, essi avrebbero ridotto l'Italia nella stessa condizione internazionale della Turchia: ne avrebbero fatto un "paese di capitolazioni." Se avvenisse una guerra - dichiarò [questa volta] il ministro - e l'Italia fosse sconfitta, e il vincitore mi lasciasse la scelta fra cedere qualche territorio o consentire che la legge delle guarentigie 9 F. M. CAPPELLO, Institutiones iuris publici ecclesiastici, hodiernas omnes quaestiones com– plectentes, Taurini, Marietti, 1907, vol. I, pp. 503-11. 10 V. E. ORLANDO, Su alcuni miei rapporti di governo con la Santa Sede, cit., p. 46. [N.d.C.] 11 Anche uno scrittore francese di diritto canonico, in un libro pubblicato sul principio del 1914 e ufficialmente approvato dal card. Merry del Val, dal card. Billot e da altri luminari della Chiesa, domandava se gli italiani avessero il diritto di formare una nazione politicamente unita, mentre il papa alla sua volta aveva il diritto di possedere un potere temporale nel cuore della penisola. La risposta era che "le aspirazioni temporali di. un popolo, per quanto legittime, devono cedere al bene spirituale dell'universo cristiano": dal momento che non erano in gioco aspirazioni temporali del proprio popolo, era naturale che quel canonista mettesse al di ~opra di esse il bene spirituale dell'universo cristiano. Ma subito dopo la "tesi,,, veniva la "antitesi": "gli italiani dovrebbero cercare una 'combinazione' che salvaguardi le loro ambizioni senza pregiudicare i diritti imprescrittibili della Santa Sede." Come possibile "combinazione," proponeva che la legge delle guarentigie fosse sostituita da un accordo internazionale: J. L. DEMAURAN, L''Eglise: constitution, droit public, Paris, Beauchesne, 1914, pp. 112 sgg. 185 I oteca Gino Bianco ,,

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